modello di altoforno di Lovere


1951

inventario
IGB-17224
autori
ILVA (committente)
collocazione
M0/ Reti, Industrie e Consumi
descrizione
Il modello riproduce l'altoforno da 10 ton di Lovere, composto dal forno vero e proprio e dall'edificio che lo conteneva.
Il modello dell'edificio lo riproduce nei suoi tre piani, di cui il primo a doppia altezza, e ne ripropone gli spazi, macroscopicamente suddivisi in due parti che si sviluppano in altezza: guardando il modello, a destra si distingue lo spazio per il forno e i suoi accessori; a sinistra quello per le scale attraverso le quali raggiungere la bocca del forno, posta in cima allo stesso. Le porte e le finestre dell'edificio non sono state riprodotte per permettere di visualizzare l'interno dell'edificio, ed in particolare il forno.
Il forno è riprodotto in sezione per permettere di visualizzarne le varie parti: la bocca in cima alla struttura, con tutti i dispositivi di carica e i materiali (minerale di ferro, carbone, calcare, ghisa e rottame di ferro) a disposizione, e a scendere il tino, il ventre, la sacca, il crogiolo, e la bocca di colata. Lo spaccato del forno mostra pareti esterne gialle e pareti interne rosse, a simulare la differenza di temperatura.

Questo modello dell'altoforno di Lovere (BG) è stato realizzato nel 1951, in occasione della demolizione del forno stesso dopo quasi 20 anni di inattività.
L'altoforno di Lovere viene costruito nel 1875 presso lo stabilimento di Giovanni Andrea Gregorini. Alimentato a carbone di legna e minerali di ferro, produce 10 tonnellate di ghisa al giorno, da cui ottenere eventualmente acciaio nello stesso stabilimento grazie a un forno Pernot. Ghisa e acciaio sono entrambi destinati sia alle successive lavorazioni dell'impianto sia alla vendita. L'altoforno viene dismesso nel 1930, quando l'Ilva, che ha appena acquisito l'impianto, decide di concentrare la produzione di ghisa e acciaio nelle sue sedi di Napoli-Bagnoli, Piombino (LI), Portoferraio (LI) e Trieste-Servola.
Acquisizione e dismissione degli altoforni di Lovere da parte dell'Ilva fanno parte del "piano" di Oscar Sinigaglia.
Oscar Sinigaglia (1877-1953) può essere considerato uno dei padri della ricostruzione del Paese nel secondo dopoguerra, impresa che compie attraverso la razionalizzazione e lo sviluppo di un'industria siderurgica su scala nazionale. Secondo Sinigaglia la siderurgia italiana deve innanzitutto operare economie di scala per avvantaggiarsi dei bassi costi da queste generate. Per questo motivo bisogna innanzitutto evitare di creare sovrapposizioni nella produzione, ossia procedere il più possibile all'unificazione degli impianti e alla loro specializzazione. In secondo luogo, bisogna ipotizzare una produzione per metà da minerale (la cosiddetta produzione a ciclo integrale o da altoforno) e per metà da rottame (ciclo del rottame o da forno elettrico), in modo da sfruttare di volta in volta le materie prime più vantaggiose; per questo motivo è dunque necessario sviluppare il ciclo integrale e costruire gli altoforni sul mare così da sfruttare materie prime di importazione senza eccessivi costi. Infine, è importante non concentrarsi solo sugli impianti, ma basarsi su una perfetta organizzazione del lavoro e avere massima cura della parte commerciale.
Oscar Sinigaglia cerca per tutta la vita di portare a termine il suo programma di razionalizzazione e sviluppo dell'industria siderurgica nazionale. I suoi primi tentativi risalgono al 1911 quando, forte della sua grande esperienza nel campo siderurgico e degli ottimi risultati ottenuti dalle sue aziende, cerca di opporsi alla creazione di un cartello di poche grandi siderurgiche protette dallo Stato, sostenendo invece la necessità di creare un organismo che fosse superiore alla somma delle parti che lo costituivano. Raggiunge i suoi primi obiettivi nel 1932, quando gli viene dato incarico di occuparsi dell'Ilva, una delle siderurgiche più importanti del Paese, allo scopo di farne una sistemazione completa, all'interno di questo progetto rientra, per esempio, la dismissione dell'altoforno di Lovere.
Il suo programma si realizza però pienamente solo nel 1949, quando da presidente della Finsider, la società del Gruppo IRI che ha rilevato dalle banche il controllo delle grandi industrie siderurgiche entrate in crisi per via della guerra, riesce a realizzare il "Piano di ricostruzione e razionalizzazione degli stabilimenti siderurgici della Finsider", più noto come Piano Sinigaglia.
La targa posta sul modello di altoforno riporta: "Verso il 1865 Giovanni Andrea Gregorini, con l'aiuto delle maestranze da lui tratte dal famoso artigianato delle valle Camonica e di Scalve, dette il primo impulso alla lavorazione del ferro in Lovere, sviluppando una piccola officina statale nel regno Lombardo-Veneto, già da tempo esistente. Nel 1875 furono costruiti due alti forni a carbone da 10 e da 15 tonn. La Società ILVA, nel 1951, all'atto della demolizione dei due alti forni, ormai da tempo inattivi, ha curato di riprodurre il più fedelmente possibile l'alto forno da 10 tonn."
definizione
modello di altoforno
misure
peso: 150 kg; larghezza: 130 cm; profondità: 100 cm; altezza: 150 cm
materiali
gesso; gesso; metallo (laminazione/ calandratura/ saldatura)
acquisizione
Ilva (2018)
iscrizioni
Verso il 1865 Giovanni Andrea Gregorini, con l'aiuto delle maestranze da lui tratte dal famoso artigianato delle valle Camonica e di Scalve, dette il primo impulso alla lavorazione del ferro in Lovere, sviluppando una piccola officina statale nel regno Lombardo-Veneto, già da tempo esistente. Nel 1875 furono costruiti due alti forni a carbone da 10 e da 15 tonn. La Società ILVA, nel 1951, all'atto della demolizione dei due alti forni, ormai da tempo inattivi, ha curato di riprodurre il più fedelmente possibile l'alto forno da 10 tonn.
settore
Metalli
tipologia
modello
scheda ICCD
PST