Registratore a nastro magnetico G 256


1959 post - 1964 ante

inventario
IGB-9696
autori
Geloso S.p.a. (costruttore)
collocazione
M0/ Reti, Industrie e Consumi
descrizione
Magnetofono costituito da uno chassis in plastica bianca con i lati anteriore e posteriore sono traforati in corrispondenza dell'altoparlante e della presa d'aria del motorino. Le bobine sono collocate sul piano superiore dell'apparecchio, riparate da un coperchio in plastica trasparente. Sul lato superiore sono inoltre collocati i comandi del magnetofono: sul bordo destro si trovano quattro pulsanti circolari in plastica di colore giallo, verde, nero e rosso rispettivamente per il riavvolgimento, la riproduzione, l'arresto e la registrazione del nastro; l'interruttore per l'accensione del registratore è costituito dalla levetta rossa presente sul lato sinistro del piano superiore. nella parte anteriore infine è fissato un carter in plastica metallizzata che ospita, a destra, il selettore del livello di volume e, a sinistra, un contatore circolare con quadrante numerato da 0 a 9. Al centro, tra le due bobine, si trova infine l'indicatore visivo del livello di registrazione. Sul lato frontale dell'apparecchio si trovano, a sinistra, la levetta in plastica rossa per l'avanzamento rapido del nastro e, a destra, la boccola per il collegamento del microfono. Sul lato posteriore del registratore si trovano il supporto per la connessione del cavo di alimentazione e la boccola in uscita per il collegamento della cuffia o di un sistema di amplificazione esterno. Sul fondo dell'apparecchio infine si trova il commutatore per la selezione della tensione di alimentazione. Il magnetofono è accessoriato con un microfono piezolettrico, il cavo di alimentazione e una pezza per la copertura delle bobine.

A partire dalla seconda metà degli anni '40, al termine della Seconda Guerra Mondiale, si imposero sul mercato i primi registratori magnetici, a filo e a nastro. Tuttavia i primi studi sulla registrazione magnetica risalgono alla fine del 1800 con la registrazione di un messaggio sonoro su un filo di acciaio di Valdemar Poulsen (1869-1942) nel 1898. Nella prima metà del 1900 seguirono altri tentativi, ma soltanto al termine della Seconda Guerra i registratori magnetici riuscirono a garantire prestazioni migliori dei dittafoni a cilindro. Inoltre, grazie ai prezzi concorrenziali, il magnetofono ebbe l'opportunità di diffondersi in fasce della popolazione molto più ampie del tradizionale mercato dei dittafoni. Rispetto ai cilindri, il supporto magnetico poteva essere immediatamente riavvolto e registrato nuovamente. I primi registratori magnetici erano a filo d'acciaio, ma già negli anni '50 il nastro magnetizzato si impose come principale supporto per la registrazione fino all'affermarsi delle tecnologie digitali negli anni '90.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale le forze riformiste, escluse dal governo e dalla politica, erano alla ricerca di formule operative in grado di riconciliare cultura e realtà. Tutto rifletteva il desiderio di ristabilire un rapporto conoscitivo attivo tra classe intellettuale e masse.
Nel frattempo, la ripresa economica vedeva la crescente richiesta di oggetti che fossero simbolo di modernità e ricchezza
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla fine degli anni '50 la maggior parte degli arredi domestici era realizzato, almeno in Italia, in legno, in tubolare metallico, in imbottiti tradizionali, secondo processi già collaudati dalla produzione artigianale, destinati quindi a piccoli mercati locali o alle piccole serie. Diventava quindi necessaria una riorganizzazione della produzione, sia internamente alle aziende, sia attraverso le rete dei terzisti, per garantire una vera serialità e omogeneità dei prodotti, e per rispondere alla crescente esigenza di una produzione veloce. In questi anni il design si pose come interlocutore strategico delle piccole e medie industrie tecnologiche e, grazie ai nuovi materiale plastici, potè reinterpretare il rapporto tra l'utente e gli oggetti quotidiani. Vennero ideati oggetti facilmente lavabili, impilabili, studiati per risolvere problemi di componibilità e di flessibilità. Le materie plastiche divengono scelta privilegiata dei designer per le
Durante gli anni '60 e '70, i magnetofoni Geloso divennero molto popolari in Italia tra un vasto pubblico di amatori. Questo esemplare ha fatto parte del patrimonio strumentale del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" fino alla decisione della sua rivalutazione come bene museale all'interno del patrimonio storico.
definizione
magnetofono a valvole
misure
altezza: 9,5 cm; larghezza: 24 cm; lunghezza: 13 cm; altezza: 6 cm (scatola del microfono); larghezza: 9,5 cm (scatola del microfono); lunghezza: 10 cm (scatola del microfono); potenza: 2,5 watt
materiali
plastica; metallo
acquisizione
Casé, Luciano (2006)
iscrizioni
LICEN. MAGNETOF. CASTELLI / G.256 MADE IN ITALY / GELOSO (commerciale)
G 256 (commerciale)
MICROFONO / PIEZOELETTRICO / CAT. N. T 34 / S.P.A. GELOSO / VIALE BRENTA 29 - MILANO (ITALIA) (commerciale)
T.34 / GELOSO - MADE IN ITALY (commerciale)
settore
Tecniche del suono
bibliografia
G 256, G 256 : Un nuovo magnetofono per tutti, in Bolletino Tecnico Geloso, Milano, Geloso, 1932-1972, n. 74, primavera 1959, pp. 2-29

Morton D., Off the record : the technology and culture of sound recording in America, Piscataway, Rutgers University Press, 2000

Assante E./ Ballanti F., La musica registrata, Roma, Audino, 2004

Branzi A., Capire il design, a cura di Branzi A., Giunti Editore, 2007
tipologia
magnetofono
scheda ICCD
PST