Biciclo di Lallement
1865
inventario
D-42
autori
produzione francese
collocazione
deposito
descrizione
Velocipede costituito da una traversa ricurva in legno, sostenente la ruota posteriore attraverso due bracci triangolari in legno; la ruota anteriore, di dimensioni maggiori, è sorretta da una forcella, anch'essa in legno, collegata ad un manubrio in ferro incardinato nella parte anteriore della traversa. Una testa di cigno scolpita decora la parte frontale della traversa, terminante in coda con una voluta. Il veicolo è rifinito con vernice dorata e decorazioni dipinte a volute e filetti. Il manubrio in ferro presenta impugnature in legno con anelli in ottone. La sella in legno è sospesa elasticamente su una balestra in metallo fissata nella parte centrale della traversa di sostegno. Il funzionamento si basa su una coppia di pedali in legno a sezione triangolare, applicati all'asse della ruota anteriore. Il velocipede poggia su due ruote con cerchi e raggi in legno e con cerchiatura in metallo; la ruota anteriore presenta 12 razze, mentre la ruota posteriore ne conta 10.
L'origine delle attuali biciclette viene fatta risalire ad alcuni veicoli, apparsi alla fine del 1700, dotati di due ruote collegate ad una trave di legno ed azionati dalla spinta sul terreno dei piedi del conducente, posto a cavalcioni sulla trave; uno di questi veicoli, il celerifero, fu adoperato dal conte di Sivrac a Parigi nel 1791. Un passo in avanti verso la moderna bicicletta venne intrapreso dal barone tedesco Karl Friderich von Drais, che, nel 1818, ottenne un brevetto per un veicolo del tutto simile al celelifero, ma dotato di sterzo in modo da permettere al conducente di cambiare direzione. Fu proprio con la diffusione dell'invenzione di von Drais che iniziò ad affermarsi il termine velocipede, rimasto in uso per oltre un cinquantennio. Per un ulteriore passo in avanti fu necessario attendere fino al 1863 circa, quando nell'officina dei meccanici francesi Pierre ed Ernest Michaux due leve contrapposte munite di appoggi furono applicate al mozzo della ruota anteriore di un velocipede, dando origine ai pedali. All'invenzione dei pedali seguirono altri miglioramenti e modifiche tecniche: i telai in legno vennero progressivamente sostituiti con telai in ferro forgiato, si incominciò ad accrescere il diametro della ruota anteriore per aumentare la velocità e per superare più agevolmente le asperità del terreno, venne adoperato del caucciù a protezione dei cerchi delle ruote, si utilizzarono selle sospese su balestre metalliche per attutire i contraccolpi, si utilizzarono pedali regolabili che, variando il braccio di leva, modificavano la spinta da applicare, vennero introdotti dei freni a pattino. Questo esemplare anonimo, in deposito presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci", rappresenta un biciclo ancora piuttosto primitivo avendo il telaio in legno ed essendo sprovvisto di freno, ma già mostra una fisionomia ben definita tipica dei bicicli del tipo Michaux.
L'origine delle attuali biciclette viene fatta risalire ad alcuni veicoli, apparsi alla fine del 1700, dotati di due ruote collegate ad una trave di legno ed azionati dalla spinta sul terreno dei piedi del conducente, posto a cavalcioni sulla trave; uno di questi veicoli, il celerifero, fu adoperato dal conte di Sivrac a Parigi nel 1791. Un passo in avanti verso la moderna bicicletta venne intrapreso dal barone tedesco Karl Friderich von Drais, che, nel 1818, ottenne un brevetto per un veicolo del tutto simile al celelifero, ma dotato di sterzo in modo da permettere al conducente di cambiare direzione. Fu proprio con la diffusione dell'invenzione di von Drais che iniziò ad affermarsi il termine velocipede, rimasto in uso per oltre un cinquantennio. Per un ulteriore passo in avanti fu necessario attendere fino al 1863 circa, quando nell'officina dei meccanici francesi Pierre ed Ernest Michaux due leve contrapposte munite di appoggi furono applicate al mozzo della ruota anteriore di un velocipede, dando origine ai pedali. All'invenzione dei pedali seguirono altri miglioramenti e modifiche tecniche: i telai in legno vennero progressivamente sostituiti con telai in ferro forgiato, si incominciò ad accrescere il diametro della ruota anteriore per aumentare la velocità e per superare più agevolmente le asperità del terreno, venne adoperato del caucciù a protezione dei cerchi delle ruote, si utilizzarono selle sospese su balestre metalliche per attutire i contraccolpi, si utilizzarono pedali regolabili che, variando il braccio di leva, modificavano la spinta da applicare, vennero introdotti dei freni a pattino. Questo esemplare anonimo, in deposito presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci", rappresenta un biciclo ancora piuttosto primitivo avendo il telaio in legno ed essendo sprovvisto di freno, ma già mostra una fisionomia ben definita tipica dei bicicli del tipo Michaux.
definizione
biciclo tipo Michaux
misure
altezza: 132 cm; larghezza: 62 cm; lunghezza: 173 cm
materiali
legno; metallo
acquisizione
Civico Museo Navale Didattico-Comune di Milano (1966)
mostre
Straordinari Cicli : Dall'invenzione di Drais alle biciclette dei campioni
L'arte della bicicletta : Biciclette nell'arte da Balla a Rauschenberg
Varese, Villa Baragiola, 6 settembre - 12 ottobre 2008
L'arte della bicicletta : Biciclette nell'arte da Balla a Rauschenberg
Varese, Villa Menafolgio Litta Panza, 12 maggio - 16 settembre 2001
settore
Trasporti terrestri
bibliografia
Andric D./ Bozzini G./ Ormezzano G.P., Storia della bicicletta : Dalle origini alla mountain bike, Milano, TCI, 1991
Smith Hempstone O./ Berkebile D.H., Wheels and wheeling : The Smithsonian cycle collection, Washington, Smithsonian Instituition Press, 1974
Straordinari cicli, Straordinari Cicli : Dall'invenzione di Drais alle biciclette dei campioni, a cura di Contini S./ Iezzi M., Varese, Macchione, 2008
Smith Hempstone O./ Berkebile D.H., Wheels and wheeling : The Smithsonian cycle collection, Washington, Smithsonian Instituition Press, 1974
Straordinari cicli, Straordinari Cicli : Dall'invenzione di Drais alle biciclette dei campioni, a cura di Contini S./ Iezzi M., Varese, Macchione, 2008
tipologia
biciclo
scheda ICCD
PST