apparecchio fotografico a cassetta, stereoscopico, a lastre 9x18cm
1890 ca.
inventario
IGB-6083
autori
C. A. Steinheil Sohne
(costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Questo apparecchio fotografico, costruito in legno, ha forma parallelepipeda e maniglia in metallo per il trasporto e l'impugnatura.
L'apparecchio è completamente smontabile e consta principalmente di tre parti.
Un corpo centrale nel quale sono alloggiati due obiettivi interni identici con messa a fuoco a vite senza fine e pulsante di scatto.
Nella parete laterale troviamo un mirino a riflessione a cornice estraibile in legno e metallo ed il comando a leva che regola l'apertura dei due diaframmi (con indicazioni numeriche 2/3, 1, 2, 4, 8).
Sulla faccia superiore è anche posizionato il comando a vite che governa il meccanismo di messa a fuoco (variando la posizione degli obiettivi).
All'interno di questa prima parte, si inserisce un secondo parallelepipedo aperto sulle due facce parallele agli obiettivi, diviso in due parti da una tavoletta in legno, che può scorrere all'interno del primo, permettendo così la messa a fuoco dell'immagine.
Nella parte è posteriore di quest'ultimo si inserisce la cassetta porta lastre.
Lateralmente, sulla cassetta porta lastre (formato 9x18cm), è praticata una fessura in corrispondenza della quale è inserita una tasca in pelle che funge da magazzino delle lastre. Mediante una levetta posizionata sul lato è possibile inserire un porta lastra alla volta nella camera oscura.
La cassetta porta lastre (magazzino di lastre) è chiusa da uno sportello in legno.
Una fascia elastica serve a dare supporto alle lastre nella tasca.
Sotto all'apparecchio è presente un foro filettato per il posizionamento eventuale di un cavalletto.
Nell'apparecchio sono conservati 12 porta lastre in metallo.
Gli apparecchi fotografici a cassetta (in inglese "box camera") furono introdotti sul mercato dalla Kodak nel 1888 con il modello Kodak N°1.
Lo slogan pubblicitario diceva: "You push the button - we do the rest.", ovvero tu premi il pulsante e noi facciamo il resto, ad indicare la semplicità d'uso di questo apparecchio fotografico.
Dopo i primi modelli a fuoco fisso e senza possibilità di messa a fuoco o regolazione del diaframma e dei tempi di posa, si ebbero apparecchi anche con alcune di queste funzioni ma comunque ridotte a poche possibilità.
Naturalmente con questi strumenti non era possibile ottenere immagini di grande qualità ma chiunque era in grado di non fare errrori ed imparare a comporre un'immagine, far scattare un otturatore e maneggiare un apparecchio fotografico.
Questo apparecchio a cassetta non è da confondere con altri dall'aspetto simile che però non avevano in realtà due obiettivi perchè una delle lenti faceva parte del mirino. Questo invec servav a produrre stereoscopie.
La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale.
I primi studi sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni.
Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini.
Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851.
Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida.
Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili.
Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo).
Tra il 1850 e l'inizio del XX secolo vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
L'apparecchio è completamente smontabile e consta principalmente di tre parti.
Un corpo centrale nel quale sono alloggiati due obiettivi interni identici con messa a fuoco a vite senza fine e pulsante di scatto.
Nella parete laterale troviamo un mirino a riflessione a cornice estraibile in legno e metallo ed il comando a leva che regola l'apertura dei due diaframmi (con indicazioni numeriche 2/3, 1, 2, 4, 8).
Sulla faccia superiore è anche posizionato il comando a vite che governa il meccanismo di messa a fuoco (variando la posizione degli obiettivi).
All'interno di questa prima parte, si inserisce un secondo parallelepipedo aperto sulle due facce parallele agli obiettivi, diviso in due parti da una tavoletta in legno, che può scorrere all'interno del primo, permettendo così la messa a fuoco dell'immagine.
Nella parte è posteriore di quest'ultimo si inserisce la cassetta porta lastre.
Lateralmente, sulla cassetta porta lastre (formato 9x18cm), è praticata una fessura in corrispondenza della quale è inserita una tasca in pelle che funge da magazzino delle lastre. Mediante una levetta posizionata sul lato è possibile inserire un porta lastra alla volta nella camera oscura.
La cassetta porta lastre (magazzino di lastre) è chiusa da uno sportello in legno.
Una fascia elastica serve a dare supporto alle lastre nella tasca.
Sotto all'apparecchio è presente un foro filettato per il posizionamento eventuale di un cavalletto.
Nell'apparecchio sono conservati 12 porta lastre in metallo.
Gli apparecchi fotografici a cassetta (in inglese "box camera") furono introdotti sul mercato dalla Kodak nel 1888 con il modello Kodak N°1.
Lo slogan pubblicitario diceva: "You push the button - we do the rest.", ovvero tu premi il pulsante e noi facciamo il resto, ad indicare la semplicità d'uso di questo apparecchio fotografico.
Dopo i primi modelli a fuoco fisso e senza possibilità di messa a fuoco o regolazione del diaframma e dei tempi di posa, si ebbero apparecchi anche con alcune di queste funzioni ma comunque ridotte a poche possibilità.
Naturalmente con questi strumenti non era possibile ottenere immagini di grande qualità ma chiunque era in grado di non fare errrori ed imparare a comporre un'immagine, far scattare un otturatore e maneggiare un apparecchio fotografico.
Questo apparecchio a cassetta non è da confondere con altri dall'aspetto simile che però non avevano in realtà due obiettivi perchè una delle lenti faceva parte del mirino. Questo invec servav a produrre stereoscopie.
La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale.
I primi studi sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni.
Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini.
Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851.
Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida.
Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili.
Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo).
Tra il 1850 e l'inizio del XX secolo vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
definizione
apparecchio fotografico a cassetta, stereoscopico, a lastre 9x18cm
misure
altezza: 12,5 cm; profondità: 24 cm; lunghezza: 25 cm
materiali
legno; metallo; pelle
acquisizione
Durante, Gabriele (1962)
iscrizioni
MUSEO SCIENZA
6083
MILANO (documentaria)
Steinheil in München n° 37740 (documentaria)
Steinheil in München n°37739 (documentaria)
Steinheil in München n° 37740 (documentaria)
Steinheil in München n°37739 (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Williamson D., Comprehensive Guide for Camera Collectors, Atglen, USA, Schiffer Publishing Ltd., 2004
White R., Discovering Old Cameras 1839 - 1939, Princes Risborough, UK, Shire Publications Ltd., 2001
White R., Discovering Old Cameras 1839 - 1939, Princes Risborough, UK, Shire Publications Ltd., 2001
tipologia
apparecchio fotografico
scheda ICCD
PST