Macchina fotografica Ernemann Bob XV Stereo
1913 ca. - 1914 ca.
inventario
IGB-5852
autori
Ernemann
(progettista/ costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Apparecchio fotografico orizzontale in metallo e legno, di forma parallelepipeda, con bordi arrotondati.
Azionando il dispositivo di apertura posto superiormente si apre lo sportello frontale al quale sono fissati con soffietti in pelle i due obiettivi stereo Ernemann Doppel Anastigmat "ERNON" f=6,8 F=65mm.
I due obiettivi sono uniti con telaio metallico che contiene anche l'otturatore stereo.
La distanza di posa si legge su una piccolissima scala incisa sull'interno coperchio che riporta tacche con distanze da 1 metro a infinito.
Sull'obiettivo di sinistra (rispetto alla posizione d'uso) è inserita una levetta per la regolazione dell'apertura dei diaframmi da f 6,8 a f25.
Sull'obiettivo destro si ha la regolazione dell'otturatore: sono disponibili le tre posizioni O, Z e velocità di scatto per riprese istantanee da 1/100 di sec a 1 secondo. ("Z" corrisponde ad otturatore che resta aperto finchè non si scatta nuovamente per chiuderlo, "O" ad otturatore che resta aperto finchè il dispositivo di scatto rimane premuto).
Sullo stesso obiettivo è inserita la leva per lo scatto dell'otturatore .
Sullo sportello, al centro, è fissato anche il mirino a riflessione in metallo.
Superiormente, al centro, è inserito un mirino Newtoniano ripiegabile costituito da due parti: un'astina metallica e una lente convergente rettangolare con croce.
Il dorso dell'apparecchio è estraibile, dopo aver spostato il dispositivo di blocco, per permettere l'inserimento della pellicola in rullo (45x107mm).
L'avanzamento della pellicola e lo sblocco per l'inserimento avvengono ruotando o sollevando l'apposito anello posto superiormente.
Ad apparecchio aperto sono visibili l'interno dei soffietti e i due vani laterali dove si inserisce la pellicola in rullo.
Sul dorso, attraverso due finestrelle rossa è visibile il numero della posa direttamente dal retro della pellicola.
Sotto all'apparecchio è presente un foro filettato per il posizionamento su cavalletto.
La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale.
I primi studi moderni sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni.
Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini.
Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851.
Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida.
Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili.
Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo).
Tra il 1850 e il 1870 vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
Le riprese stereoscopiche furono soprattutto appannaggio di fotografi professionisti e meno di amatori.
Il commercio di immagini stereoscopiche di luoghi vicini e lontani e la moda dilagante fra le classi abbienti di collezionarne in grande quantità possono essere spiegati riconducendosi al desiderio di scoperta del mondo che caratterizza la seconda metà dell' '800.
Il successo della fotografia stereoscopica proseguì fino al 1930 per riprendere brevemente negli anni '50 e '60. In quegli anni il View Master fu l'ultimo sistema stereoscopico largamente diffuso.
La moda della fotografia stereoscopica proseguì anche nel XX secolo e questo apparecchio ne è un esempio.
Questo modello fa parte della serie Bob prodotta dalla Ernemann tra il 1910 e gli anni '20. Alcuni modelli continuarono a venir prodotti con il marchio Zeiss Ikon anche dopo il 1926 anno in cui la Ernemann fu assorbita dQuesti apparecchi sono numerati non a seconda delle dimensioni ma a seconda del livello di accessori (messa a fuoco, obiettivo, mirino, ecc) presenti.
Questo modello di apparecchio fotografico per riprese stereoscopiche su pellicola faceva parte delle nuove fotocamere con soffietto estraibile e di dimensioni contenute che rivoluzionarono il modo di fare fotografia rendendolo più semplice e veloce.
Azionando il dispositivo di apertura posto superiormente si apre lo sportello frontale al quale sono fissati con soffietti in pelle i due obiettivi stereo Ernemann Doppel Anastigmat "ERNON" f=6,8 F=65mm.
I due obiettivi sono uniti con telaio metallico che contiene anche l'otturatore stereo.
La distanza di posa si legge su una piccolissima scala incisa sull'interno coperchio che riporta tacche con distanze da 1 metro a infinito.
Sull'obiettivo di sinistra (rispetto alla posizione d'uso) è inserita una levetta per la regolazione dell'apertura dei diaframmi da f 6,8 a f25.
Sull'obiettivo destro si ha la regolazione dell'otturatore: sono disponibili le tre posizioni O, Z e velocità di scatto per riprese istantanee da 1/100 di sec a 1 secondo. ("Z" corrisponde ad otturatore che resta aperto finchè non si scatta nuovamente per chiuderlo, "O" ad otturatore che resta aperto finchè il dispositivo di scatto rimane premuto).
Sullo stesso obiettivo è inserita la leva per lo scatto dell'otturatore .
Sullo sportello, al centro, è fissato anche il mirino a riflessione in metallo.
Superiormente, al centro, è inserito un mirino Newtoniano ripiegabile costituito da due parti: un'astina metallica e una lente convergente rettangolare con croce.
Il dorso dell'apparecchio è estraibile, dopo aver spostato il dispositivo di blocco, per permettere l'inserimento della pellicola in rullo (45x107mm).
L'avanzamento della pellicola e lo sblocco per l'inserimento avvengono ruotando o sollevando l'apposito anello posto superiormente.
Ad apparecchio aperto sono visibili l'interno dei soffietti e i due vani laterali dove si inserisce la pellicola in rullo.
Sul dorso, attraverso due finestrelle rossa è visibile il numero della posa direttamente dal retro della pellicola.
Sotto all'apparecchio è presente un foro filettato per il posizionamento su cavalletto.
La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale.
I primi studi moderni sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni.
Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini.
Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851.
Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida.
Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili.
Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo).
Tra il 1850 e il 1870 vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
Le riprese stereoscopiche furono soprattutto appannaggio di fotografi professionisti e meno di amatori.
Il commercio di immagini stereoscopiche di luoghi vicini e lontani e la moda dilagante fra le classi abbienti di collezionarne in grande quantità possono essere spiegati riconducendosi al desiderio di scoperta del mondo che caratterizza la seconda metà dell' '800.
Il successo della fotografia stereoscopica proseguì fino al 1930 per riprendere brevemente negli anni '50 e '60. In quegli anni il View Master fu l'ultimo sistema stereoscopico largamente diffuso.
La moda della fotografia stereoscopica proseguì anche nel XX secolo e questo apparecchio ne è un esempio.
Questo modello fa parte della serie Bob prodotta dalla Ernemann tra il 1910 e gli anni '20. Alcuni modelli continuarono a venir prodotti con il marchio Zeiss Ikon anche dopo il 1926 anno in cui la Ernemann fu assorbita dQuesti apparecchi sono numerati non a seconda delle dimensioni ma a seconda del livello di accessori (messa a fuoco, obiettivo, mirino, ecc) presenti.
Questo modello di apparecchio fotografico per riprese stereoscopiche su pellicola faceva parte delle nuove fotocamere con soffietto estraibile e di dimensioni contenute che rivoluzionarono il modo di fare fotografia rendendolo più semplice e veloce.
definizione
apparecchio fotografico stereoscopico, a soffietti, a pellicola in rullo 45x107mm
misure
altezza: 8,5 cm; larghezza: 19 cm; profondità: 10 cm; peso: 557 g; lunghezza: 3,5 cm (apparecchio chiuso)
materiali
metallo; pelle; legno; vetro
acquisizione
Ucelli di Nemi, Guido (1963)
iscrizioni
Bob XV
N° 220173 (documentaria)
Ernemann Doppel Anastigmat "ERNON" f=6,8 N°0 e F=65mm N°29186. (documentaria)
Ernemann Doppel Anastigmat "ERNON" f=6,8 N°0 e F=65mm N°29185. (documentaria)
MUSEO SCIENZA 5852 MILANO (documentaria)
Ernemann Doppel Anastigmat "ERNON" f=6,8 N°0 e F=65mm N°29186. (documentaria)
Ernemann Doppel Anastigmat "ERNON" f=6,8 N°0 e F=65mm N°29185. (documentaria)
MUSEO SCIENZA 5852 MILANO (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Price Guide, Price Guide to Antique & Classic Cameras 1995 - 1996, Grantsburg, USA, Mc Keown, 1994
Williamson D., Comprehensive Guide for Camera Collectors, Atglen, USA, Schiffer Publishing Ltd., 2004
Williamson D., Comprehensive Guide for Camera Collectors, Atglen, USA, Schiffer Publishing Ltd., 2004
tipologia
apparecchio fotografico
scheda ICCD
PST