Cinepresa Bolex Paillard H16 Deluxe
1953 circa
inventario
IGB-9393
autori
Bolex Paillard
(progettista/ costruttore)
; Kern-Paillard
(progettista/ costruttore obiettivi)
collocazione
deposito
descrizione
Cinepresa in duralluminio rivestito in pelle nera, con profili cromati. Nella parte centrale di forma all'incirca parallellepipeda è contenuto il motore con carica a molla e funzionante a velocità costante. Di fianco a questa parte, chiuso da un coperchio completamente estraibile si ha il vano porta bobine inserite su appositi fusi collegati al motore con i relativi dispositivi di avanzamento della pellicola 16mm costituiti da guide e rocchetti in metallo. Può contenere bobine da 15 o da 30m ed è possibile il riavvolgimento automatico della pellicola impressionata. Nella parte alta è inserita una maniglia in pelle per il trasporto.
Sulla parte anteriore della cinepresa è inserita una torretta rotante con tre obiettivi di diversa apertura e lunghezza focale che possono essere rapidamente intercambiati ruotando la torretta stessa. Ciascun obiettivo ha un diaframma a iride interno la cui apertura può essere variata ruotando un'apposita ghiera posta sull'obiettivo. Anche la messa fuoco è regolabile mediante una ghiera sull'obiettivo. Per il teleobiettivo Yvar 1:3,3 f= 100mm le aperture vanno da f/3,3 a f/22 e messa a fuoco per distanze da 2,5 a 200 m (infinito); per il grandangolo Yvar 1:2,8 f= 16mm le aperture vanno da f/2,8 a f/22 e messa a fuoco per distanze da 0,3 a 10 m (infinito); per l'obiettivo standard Pizar 1:1,9 f= 26mm le aperture vanno da f/1,9 a f/22 e messa a fuoco per distanze da 0,5 a 50 m (infinito). Gli obiettivo sono protetti da un tappo in metallo avvitato. In corrispondenza del punto di inserzione dell'obiettivo è inserito un otturatore rotante.
Nella parte alta è inserito un visore con paraluce in plastica nera e specchio a 45° per la visione attraverso l'obiettivo. Sullo sportello laterale del vano bobine è inserito un mirino per condizioni di messe a fuoco critiche detto "octameter", con posizione regolabile lateralmente. E' infatti incernierato nella parte anteriore e può essere aperto fino a circa 45° e permette la visione attraverso un vetro smerigliato. Agendo su una rotella è possibile correggere l'errore di parallasse per obiettivi con otto diverse lunghezze focali comprese tra 16mm e 150mm.
Sull'altro lato della cinepresa troviamo una rotella per la regolazione della velocità dell'otturatore da 8 a 48 immagini al secondo con leva per il bloccaggio, una rotella per regolare la velocità di rotazione della pellicola da 8 a 64 fotogrammi al secondo, una manovella per la carica a molla del meccanismo e un selettore a slitta per il blocca in modalità di ripresa continua o per ripresa intermittente (fotogramma singolo). Un contametro visibile da un'apposita finestrella indica la lunghezza di pellicola impressionata
Sotto gli obiettivi un pulsante permette di azionare la ripresa continua fino a che lo si tenga premuto.
Sotto alla cinepresa si ha un foro filettato per l'inserzione su cavalletto.
La cinepresa è conservata in una custodia in cuoio internamente rivestita in velluto rosso, con serratura a chiave e maniglia per il trasporto.
All'interno della custodia si trovano anche tre scomparti contenenti una custodia in cuoio per obiettivo, tre tappi per obiettivo, una maniglia con inserimento a vite, uno scatto flessibile a distanza.
Il primo spettacolo a pagamento della storia del cinema fu tenuto dai fratelli Lumiere a Parigi nel 1895 ed usava una pellicola da 35mm. Questa pellicola veniva prodotta dalla Eastmann Kodak con quattro perforazioni rettangolari poste sui lati di ciascun fotogramma, che inizialmente aveva dimensioni 18x24m. Venne utilizzato soprattutto per riprese e proiezioni professionali.
Successivamente vennero prodotti diversi formati sia più grandi che ridotti rispetto a questo. I più grandi come il 70mm, per immagini più luminose e proiezioni su schermi più grandi, i più piccoli per questioni economiche a d uso amatoriale.
In generale bisogna anche ricordare che il più grande passo avanti rispetto all'uso amatoriale di cineprese e proiettori venne fatto con l'avvento delle pellicole in acetato in sostituzione di quelle in nitrato, altamente infiammabile.
I formati ridotti che ebbero maggiore diffusione furono il 9.5mm, il 16mm, l'8mm in tutte le sue varianti e il Super 8.
Il formato 9.5mm della Pathé, introdotto nel 1922, aveva perforazione al centro del fotogramma e questo massimizzava l'area disponibile della pellicola. Però queste pellicole perforate al centro si danneggiavano e rompevano più facilmente di quelle alle estremi. Furono le prime pellicole economiche e di ampia diffusione. Furono anche le prime pellicole invertibili ovvero che in fase di sviluppo divenivano direttamente positive sulla stessa pellicola ed erano quindi proiettabili.
Negli stessi anni, la Kodak introdusse sul mercato il formato 16mm (in bianco e nero nel 1923 e a colori nel 1935 con le pellicole Kokachrome) di solito venduto in bobine da 30m. Fu un formato, nato per gli amatori ma un po' caro ed infine utilizzato soprattutto per documentari, per l'industria, per la TV. Inizialmente le pellicole 16mm erano forate su entrambi i lati, successivamente una riga di perforazioni venne tolta per inserire il sonoro (anni '60). Già nel 1929 si ebbero comunque i primi film con il sonoro.
Il formato 16mm era troppo caro per l'amatore così venne ideato l'8mm (Regular 8) nel 1932: una pellicola 16mm venne tagliata a metà e il numero di perforazioni raddoppiato. Negli anni '30 nacquero anche le pellicole Single 8 (prodotte dalla Fuji), con perforazioni più piccole e quindi area disponibile più ampia, e Double 8 in cui la pellicola da 16mm veniva utilizzata prima in un senso e poi nell'altro e poi tagliata a metà longitudinalmente. Il successo delle pellicole 8mm fu dovuto al prezzo contenuto e all'ampia diffusione che permettevano di acquistarle e svilupparle facilmente. Si diffusero anche numerosi film (ad esempio di Chaplin), cartoni animati, ecc. Nel 1935 venne anche introdotto un nuovo sistema di caricamento delle cineprese, quello a cartuccia.
Intorno al 1965 nasce la pellicola Super 8, con perforazioni ancora più piccole e 15m di pellicola racchiusa in caricatori in plastica di facile uso.
I formati 8mm potevano essere arricchiti da bande magnetiche contenenti il sonoro applicate sulle pellicole sviluppate. Nel 1973 nasce invece il Super8 Sonoro con banda magnetica per la registrazione simultanea.
Le cineprese e i proiettori seguirono l'evoluzione delle pellicole, diventando sempre più piccoli e maneggevoli, adattandosi ai nuovi formati disponibili (alcuni proiettori potevano leggere tutti i formati 8mm). Dal punto di vista tecnico l'evoluzione di obiettivi, diaframmi, otturatori, telemetri, ottiche porterà ad apparecchi sempre più accessoriati ma anche di facile uso soprattutto per il cineasta amatoriale.
La massima diffusione delle ultime cineprese Super 8 si ebbe tra il 1980 e il 1982. Nel 1985 la produzione cessò a causa dell'avvento del nastro magnetico. Oggi a sua volta superato dalle videocamere digitali.
I modelli H 16 delle cineprese Bolex Paillard, nacquero nel 1935. Se l'aspetto era simile al modello Auto Cine B della Bolex, le caratteristiche erano invece notevolmente differenti. In particolare si ebbe l'introduzione della torretta rotante con tre obiettivi e la possibilità di variare la velocità di rotazione della pellicola. Questo modello vide molte modifiche nel decennio successivo, in particolare il modello Deluxe sostituì al precedente mirino a tre focali, il visore per messa a fuoco dal retro dell'apparecchio e il mirino "Octameter" inserito sullo sportello del vano bobine (di serie a partire dal 1950) che permetteva la correzione dell'errore di parallasse per diverse focali (da 16mm a 150mm).
Sulla parte anteriore della cinepresa è inserita una torretta rotante con tre obiettivi di diversa apertura e lunghezza focale che possono essere rapidamente intercambiati ruotando la torretta stessa. Ciascun obiettivo ha un diaframma a iride interno la cui apertura può essere variata ruotando un'apposita ghiera posta sull'obiettivo. Anche la messa fuoco è regolabile mediante una ghiera sull'obiettivo. Per il teleobiettivo Yvar 1:3,3 f= 100mm le aperture vanno da f/3,3 a f/22 e messa a fuoco per distanze da 2,5 a 200 m (infinito); per il grandangolo Yvar 1:2,8 f= 16mm le aperture vanno da f/2,8 a f/22 e messa a fuoco per distanze da 0,3 a 10 m (infinito); per l'obiettivo standard Pizar 1:1,9 f= 26mm le aperture vanno da f/1,9 a f/22 e messa a fuoco per distanze da 0,5 a 50 m (infinito). Gli obiettivo sono protetti da un tappo in metallo avvitato. In corrispondenza del punto di inserzione dell'obiettivo è inserito un otturatore rotante.
Nella parte alta è inserito un visore con paraluce in plastica nera e specchio a 45° per la visione attraverso l'obiettivo. Sullo sportello laterale del vano bobine è inserito un mirino per condizioni di messe a fuoco critiche detto "octameter", con posizione regolabile lateralmente. E' infatti incernierato nella parte anteriore e può essere aperto fino a circa 45° e permette la visione attraverso un vetro smerigliato. Agendo su una rotella è possibile correggere l'errore di parallasse per obiettivi con otto diverse lunghezze focali comprese tra 16mm e 150mm.
Sull'altro lato della cinepresa troviamo una rotella per la regolazione della velocità dell'otturatore da 8 a 48 immagini al secondo con leva per il bloccaggio, una rotella per regolare la velocità di rotazione della pellicola da 8 a 64 fotogrammi al secondo, una manovella per la carica a molla del meccanismo e un selettore a slitta per il blocca in modalità di ripresa continua o per ripresa intermittente (fotogramma singolo). Un contametro visibile da un'apposita finestrella indica la lunghezza di pellicola impressionata
Sotto gli obiettivi un pulsante permette di azionare la ripresa continua fino a che lo si tenga premuto.
Sotto alla cinepresa si ha un foro filettato per l'inserzione su cavalletto.
La cinepresa è conservata in una custodia in cuoio internamente rivestita in velluto rosso, con serratura a chiave e maniglia per il trasporto.
All'interno della custodia si trovano anche tre scomparti contenenti una custodia in cuoio per obiettivo, tre tappi per obiettivo, una maniglia con inserimento a vite, uno scatto flessibile a distanza.
Il primo spettacolo a pagamento della storia del cinema fu tenuto dai fratelli Lumiere a Parigi nel 1895 ed usava una pellicola da 35mm. Questa pellicola veniva prodotta dalla Eastmann Kodak con quattro perforazioni rettangolari poste sui lati di ciascun fotogramma, che inizialmente aveva dimensioni 18x24m. Venne utilizzato soprattutto per riprese e proiezioni professionali.
Successivamente vennero prodotti diversi formati sia più grandi che ridotti rispetto a questo. I più grandi come il 70mm, per immagini più luminose e proiezioni su schermi più grandi, i più piccoli per questioni economiche a d uso amatoriale.
In generale bisogna anche ricordare che il più grande passo avanti rispetto all'uso amatoriale di cineprese e proiettori venne fatto con l'avvento delle pellicole in acetato in sostituzione di quelle in nitrato, altamente infiammabile.
I formati ridotti che ebbero maggiore diffusione furono il 9.5mm, il 16mm, l'8mm in tutte le sue varianti e il Super 8.
Il formato 9.5mm della Pathé, introdotto nel 1922, aveva perforazione al centro del fotogramma e questo massimizzava l'area disponibile della pellicola. Però queste pellicole perforate al centro si danneggiavano e rompevano più facilmente di quelle alle estremi. Furono le prime pellicole economiche e di ampia diffusione. Furono anche le prime pellicole invertibili ovvero che in fase di sviluppo divenivano direttamente positive sulla stessa pellicola ed erano quindi proiettabili.
Negli stessi anni, la Kodak introdusse sul mercato il formato 16mm (in bianco e nero nel 1923 e a colori nel 1935 con le pellicole Kokachrome) di solito venduto in bobine da 30m. Fu un formato, nato per gli amatori ma un po' caro ed infine utilizzato soprattutto per documentari, per l'industria, per la TV. Inizialmente le pellicole 16mm erano forate su entrambi i lati, successivamente una riga di perforazioni venne tolta per inserire il sonoro (anni '60). Già nel 1929 si ebbero comunque i primi film con il sonoro.
Il formato 16mm era troppo caro per l'amatore così venne ideato l'8mm (Regular 8) nel 1932: una pellicola 16mm venne tagliata a metà e il numero di perforazioni raddoppiato. Negli anni '30 nacquero anche le pellicole Single 8 (prodotte dalla Fuji), con perforazioni più piccole e quindi area disponibile più ampia, e Double 8 in cui la pellicola da 16mm veniva utilizzata prima in un senso e poi nell'altro e poi tagliata a metà longitudinalmente. Il successo delle pellicole 8mm fu dovuto al prezzo contenuto e all'ampia diffusione che permettevano di acquistarle e svilupparle facilmente. Si diffusero anche numerosi film (ad esempio di Chaplin), cartoni animati, ecc. Nel 1935 venne anche introdotto un nuovo sistema di caricamento delle cineprese, quello a cartuccia.
Intorno al 1965 nasce la pellicola Super 8, con perforazioni ancora più piccole e 15m di pellicola racchiusa in caricatori in plastica di facile uso.
I formati 8mm potevano essere arricchiti da bande magnetiche contenenti il sonoro applicate sulle pellicole sviluppate. Nel 1973 nasce invece il Super8 Sonoro con banda magnetica per la registrazione simultanea.
Le cineprese e i proiettori seguirono l'evoluzione delle pellicole, diventando sempre più piccoli e maneggevoli, adattandosi ai nuovi formati disponibili (alcuni proiettori potevano leggere tutti i formati 8mm). Dal punto di vista tecnico l'evoluzione di obiettivi, diaframmi, otturatori, telemetri, ottiche porterà ad apparecchi sempre più accessoriati ma anche di facile uso soprattutto per il cineasta amatoriale.
La massima diffusione delle ultime cineprese Super 8 si ebbe tra il 1980 e il 1982. Nel 1985 la produzione cessò a causa dell'avvento del nastro magnetico. Oggi a sua volta superato dalle videocamere digitali.
I modelli H 16 delle cineprese Bolex Paillard, nacquero nel 1935. Se l'aspetto era simile al modello Auto Cine B della Bolex, le caratteristiche erano invece notevolmente differenti. In particolare si ebbe l'introduzione della torretta rotante con tre obiettivi e la possibilità di variare la velocità di rotazione della pellicola. Questo modello vide molte modifiche nel decennio successivo, in particolare il modello Deluxe sostituì al precedente mirino a tre focali, il visore per messa a fuoco dal retro dell'apparecchio e il mirino "Octameter" inserito sullo sportello del vano bobine (di serie a partire dal 1950) che permetteva la correzione dell'errore di parallasse per diverse focali (da 16mm a 150mm).
definizione
cinepresa con carica a molla, per pellicole 16mm
misure
altezza: 20 cm; larghezza: 11 cm; lunghezza: 27 cm; peso: 2,9 kg; peso: 4,95 kg (custodia e cinepresa); lunghezza: 32 cm (custodia); larghezza: 27 cm (custodia); altezza: 15 cm (custodia)
materiali
metallo; vetro; pelle; cuoio; velluto
acquisizione
Locatelli, Luciano (1999)
iscrizioni
89744 (documentaria)
YVAR 1:3,3 f=100mm AR N° 224989 (documentaria)
PIZAR 1:1,9 f=26mm AR N°198618 (documentaria)
YVAR 1:2,8 f=16mm AR N°202775 (documentaria)
YVAR 1:3,3 f=100mm AR N° 224989 (documentaria)
PIZAR 1:1,9 f=26mm AR N°198618 (documentaria)
YVAR 1:2,8 f=16mm AR N°202775 (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Reyner J. H., Cine-Photography for Amateurs, Londra, Chapman and Hall Ltd, 1931
Ciné Paillard, Ciné Paillard, S.te Croix, Paillard, 1953?
Tisdale M., Bolex Model H16 Deluxe, in Bolex Collector, Atlanta (GA), © 2005-2008 bolexcollector.com, 2005
Ciné Paillard, Ciné Paillard, S.te Croix, Paillard, 1953?
Tisdale M., Bolex Model H16 Deluxe, in Bolex Collector, Atlanta (GA), © 2005-2008 bolexcollector.com, 2005
tipologia
cinepresa
scheda ICCD
PST