Obiettivo Olympus OM-System Zuiko Auto-W f=24mm 1:2,8
1991 circa
inventario
IGB-13087
autori
collocazione
deposito
descrizione
Questo obiettivo fotografico è costituito da diversi cilindri in metallo coassiali liberi di scorrere uno nell'altro.
All'interno sono disposte otto lenti montate in sette elementi.
Da una parte l'estremità in metallo è munita di incastri per l'inserimento a baionetta sull'apparecchio fotografico, dall'altra la lente è protetta da un filtro skylight avvitato sul telaio.
All'interno dell'obiettivo è inserito un diaframma a iride. La regolazione dell'apertura del diaframma avviene direttamente ruotando un anello in metallo posto sull'obiettivo in corrispondenza del diaframma (aperture da f/2,8 a f/16).
Mediante un altro anello è possibile modificare la distanza tra le lenti (ovvero la distanza focale dell'obiettivo) per la messa a fuoco del soggetto inquadrato. La lettura della distanza può essere verificata controllando i valori riportati sulla scala di riferimento incisa in prossimità dell'anello. E' possibile mettere a fuoco soggetti a distanze comprese tra 0,25m e infinito.
Le estremità dell'obiettivo sono coperte e protette da tappi in materiale plastico.
L'obiettivo è conservato in un sacchetto in pelle nera con interno in materiale antigraffio e con cordino di chiusura.
Nel 1971 Yoshihisa Maitani, assunto alla Olympus dal 1956, progettò la OM-1, una reflex professionale, meccanica e manuale più piccola e leggera delle altre reflex di quel periodo, con un corpo macchina simile a quello della Leica M4 e con filtri di diametro 49mm. La qualità di questo modello era molto elevata: silenziosa, con poche vibrazioni, con mirino con copertura al 97%. Maitani apportò anche molte modifiche volte a migliorare l'uso della fotocamera, ad esempio spostando il comando dei tempi su una ghiera concentrica all'obiettivo, insieme a messa a fuoco e regolazione dei diaframmi.
La sigla OM è l'acronimo di "Olympus Maitani".
All'OM-1 seguì, nel 1975, l'OM-2, elettronica ed automatica con telemetro a quattro cellule fotosensibili: due rivolte verso il mirino e due verso la pellicola, così da misurare l'esposizione automatica in tempo reale, durante lo scatto. Inoltre l'OM-2 prevedeva anche l'esposizione TTL flash, ovvero il controllo dell'emissione della luce di un flash dedicato da parte della fotocamera stessa.
Nel 1983/84 questi modelli vennero sostituiti dalle OM-3 e OM-4 che introducevano, per la prima volta, l'esposizione multispot ovvero il fotografo faceva fino a 8 misure spot e la macchina determinava l'esposizione facendo la media delle letture memorizzate.
L'OM-4 fu l'ultimo modello professionale delle fotocamere Olympus di Maitani..
Questi modelli professionali, furono scelti da molti fotoreporter o fotografi naturalistici, ma alla fine degli anni '80 cominciarono a perdere terreno rispetto alla nascita delle nuove fotocamere autofocus. In questi anni l'Olympus rivolse la sua attenzione ad altri tipi di macchine fotografiche professionali, prima ai modelli IS compatti, reflex e a fuoco fisso, e poi ai modelli digitali.
Nel 1978 iniziò anche la produzione di fotocamere per amatori, con il modello OM-10, prodotto fino al 1987. Anche queste macchine fotografiche erano di piccole dimensioni, con mirino fisso e senza connessione per il flash esterno. L'OM-10 accettava tutti gli obiettivi OM e molti degli accessori, ma con costi inferiori rispetto a quelli dei modelli professionali. Costi inferiori che però non si riflettevano in qualità inferiore ma solo in accessori e versioni disponibili: gli standard Olympus sono sempre stati molto elevati.
I primi esemplari presentavano problemi con l'otturatore, poi sostituito, ma offrivano esposizione automatica in un'ampia gamma di condizioni e una buona compensazione.
Era inoltre possibile utilizzarla in maniera manuale inserendo un apposito adattatore per il controllo dell'otturatore.
L'OM-10 venne venduta in numerosi esemplari.
Sempre negli anni '80, all'incirca dal 1983 al 1987, vennero prodotti i modelli OM-20, OM-30, OM-40.
Tra il 1986 e il 2002 vennero progettati e immessi sul mercato altri modelli OM (707, 101, 2000) che non ebbero però successo perché non supportavano in realtà tutti i componenti OM System.
Con l'introduzione dell'OM System, iniziò anche la produzione di una serie di obiettivi OM con inserimento a baionetta di ampio diametro e dimensioni contenute.
Tutti gli obiettivi OM erano di standard elevato, indipendentemente dall'uso per il quale venivano progettati. L'unica differenza era nell'apertura massima, ad esempio per un 50mm per una fotocamera amatoriale l'apertura era f/1.8 mentre per una macchina professionale era f/1.2.
Questo obiettivo è la versione non professionale dell'ultra grandangolare 24mm con apertura 1:2, che comunque produce ottime immagini a costi decisamente inferiori.
Gli obiettivi Olympus hanno, dal 1936, il nome Zuiko nato dalla contrazione del nome giapponese della divisione dell'Olympus che si occupa degli obiettivi fotografici. Hanno quindi questa denominazione anche tutti gli obiettivi della serie OM.
All'interno sono disposte otto lenti montate in sette elementi.
Da una parte l'estremità in metallo è munita di incastri per l'inserimento a baionetta sull'apparecchio fotografico, dall'altra la lente è protetta da un filtro skylight avvitato sul telaio.
All'interno dell'obiettivo è inserito un diaframma a iride. La regolazione dell'apertura del diaframma avviene direttamente ruotando un anello in metallo posto sull'obiettivo in corrispondenza del diaframma (aperture da f/2,8 a f/16).
Mediante un altro anello è possibile modificare la distanza tra le lenti (ovvero la distanza focale dell'obiettivo) per la messa a fuoco del soggetto inquadrato. La lettura della distanza può essere verificata controllando i valori riportati sulla scala di riferimento incisa in prossimità dell'anello. E' possibile mettere a fuoco soggetti a distanze comprese tra 0,25m e infinito.
Le estremità dell'obiettivo sono coperte e protette da tappi in materiale plastico.
L'obiettivo è conservato in un sacchetto in pelle nera con interno in materiale antigraffio e con cordino di chiusura.
Nel 1971 Yoshihisa Maitani, assunto alla Olympus dal 1956, progettò la OM-1, una reflex professionale, meccanica e manuale più piccola e leggera delle altre reflex di quel periodo, con un corpo macchina simile a quello della Leica M4 e con filtri di diametro 49mm. La qualità di questo modello era molto elevata: silenziosa, con poche vibrazioni, con mirino con copertura al 97%. Maitani apportò anche molte modifiche volte a migliorare l'uso della fotocamera, ad esempio spostando il comando dei tempi su una ghiera concentrica all'obiettivo, insieme a messa a fuoco e regolazione dei diaframmi.
La sigla OM è l'acronimo di "Olympus Maitani".
All'OM-1 seguì, nel 1975, l'OM-2, elettronica ed automatica con telemetro a quattro cellule fotosensibili: due rivolte verso il mirino e due verso la pellicola, così da misurare l'esposizione automatica in tempo reale, durante lo scatto. Inoltre l'OM-2 prevedeva anche l'esposizione TTL flash, ovvero il controllo dell'emissione della luce di un flash dedicato da parte della fotocamera stessa.
Nel 1983/84 questi modelli vennero sostituiti dalle OM-3 e OM-4 che introducevano, per la prima volta, l'esposizione multispot ovvero il fotografo faceva fino a 8 misure spot e la macchina determinava l'esposizione facendo la media delle letture memorizzate.
L'OM-4 fu l'ultimo modello professionale delle fotocamere Olympus di Maitani..
Questi modelli professionali, furono scelti da molti fotoreporter o fotografi naturalistici, ma alla fine degli anni '80 cominciarono a perdere terreno rispetto alla nascita delle nuove fotocamere autofocus. In questi anni l'Olympus rivolse la sua attenzione ad altri tipi di macchine fotografiche professionali, prima ai modelli IS compatti, reflex e a fuoco fisso, e poi ai modelli digitali.
Nel 1978 iniziò anche la produzione di fotocamere per amatori, con il modello OM-10, prodotto fino al 1987. Anche queste macchine fotografiche erano di piccole dimensioni, con mirino fisso e senza connessione per il flash esterno. L'OM-10 accettava tutti gli obiettivi OM e molti degli accessori, ma con costi inferiori rispetto a quelli dei modelli professionali. Costi inferiori che però non si riflettevano in qualità inferiore ma solo in accessori e versioni disponibili: gli standard Olympus sono sempre stati molto elevati.
I primi esemplari presentavano problemi con l'otturatore, poi sostituito, ma offrivano esposizione automatica in un'ampia gamma di condizioni e una buona compensazione.
Era inoltre possibile utilizzarla in maniera manuale inserendo un apposito adattatore per il controllo dell'otturatore.
L'OM-10 venne venduta in numerosi esemplari.
Sempre negli anni '80, all'incirca dal 1983 al 1987, vennero prodotti i modelli OM-20, OM-30, OM-40.
Tra il 1986 e il 2002 vennero progettati e immessi sul mercato altri modelli OM (707, 101, 2000) che non ebbero però successo perché non supportavano in realtà tutti i componenti OM System.
Con l'introduzione dell'OM System, iniziò anche la produzione di una serie di obiettivi OM con inserimento a baionetta di ampio diametro e dimensioni contenute.
Tutti gli obiettivi OM erano di standard elevato, indipendentemente dall'uso per il quale venivano progettati. L'unica differenza era nell'apertura massima, ad esempio per un 50mm per una fotocamera amatoriale l'apertura era f/1.8 mentre per una macchina professionale era f/1.2.
Questo obiettivo è la versione non professionale dell'ultra grandangolare 24mm con apertura 1:2, che comunque produce ottime immagini a costi decisamente inferiori.
Gli obiettivi Olympus hanno, dal 1936, il nome Zuiko nato dalla contrazione del nome giapponese della divisione dell'Olympus che si occupa degli obiettivi fotografici. Hanno quindi questa denominazione anche tutti gli obiettivi della serie OM.
definizione
obiettivo fotografico ultragrandangolare, messa a fuoco elicoidale, con innesto a baionetta
misure
diametro: 6 cm ca.; lunghezza: 3,1 cm ca.; peso: 180 g ca.; diametro cm 4,9 (filtro); lunghezza: 5,5 cm (obiettivo con tappo)
materiali
metallo; vetro
acquisizione
SMAF (1991/05/03)
iscrizioni
OM-SYSTEM ZUIKO AUTO-W 24mm 1:2.8 223171 Japan (documentaria)
HOYA 49mm SKYLIGHT (1b) JAPAN (documentaria)
OM (documentaria)
100N JAPAN (documentaria)
MUSEO SCIENZA 3713 MILANO (documentaria)
HOYA 49mm SKYLIGHT (1b) JAPAN (documentaria)
OM (documentaria)
100N JAPAN (documentaria)
MUSEO SCIENZA 3713 MILANO (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Hedgecoe J., Fotografare : tecnica e arte, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1976
tipologia
obiettivo fotografico
scheda ICCD
PST