Polaroid Automatic Land Camera 320
1969 ca. - 1970 ca.
inventario
IGB-13040
autori
Polaroid Corporation
(costruttore)
; Zeiss Ikon
(costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Apparecchio fotografico a sviluppo orizzontale, di forma parallelelepipeda in metallo e materiale plastico grigio.
Alle estremità è fissata una tracolla in materiale sintetico per il trasporto.
Nella parte superiore, al centro, è fissato un mirino costituito da due parti: una per l'inquadratura (mirino) e l'altra per la messa fuoco (telemetro). In questo dispositivo è inserito un esposimetro automatico.
La parete frontale, incernierata nella parte inferiore, è apribile.
Premendo al centro, nella parte superiore, la parete frontale si apre ed è visibile il portaobiettivi con l'obiettivo e il soffietto ripiegato all'interno dell'apparecchio.
Agendo su un dispositivo di sblocco posto sul porta obiettivo è possibile estrarre il soffietto in tessuto e pelle grigia.
Il soffietto è mantenuto in posizione da due coppie di tiranti in metallo.
Agendo su una leva posta vicino ai tiranti si può variare la distanza di ripresa, variando la lunghezza del soffietto ovvero la distanza obiettivo-negativo, per modalità di ripresa predefinite: ritratto, gruppo, paesaggio.
Sul porta obiettivo sono inseriti, oltre che l'obiettivo a due lenti (duplet), quasi tutti i dispositivi d'uso.
Superiormente si trova un selettore a slitta per il tipo di pellicola (75 per il colore, 3000 per il bianco e nero).
Lateralmente, a destra, si trova la leva di carica dell'otturatore, a sinistra, il foro per l'inserzione di un flash esterno.
Ruotando la ghiera posta sull'obiettivo si può regolare con continuità la luminosità (da più chiaro a più scuro).
Sul dorso dell'apparecchio, superiormente è inserito il pulsante di scatto dell'otturatore.
La parete posteriore dell'apparecchio è incernierata sul lato sinistro e apribile.
Sbloccato il fermo metallico posto inferiormente l'apparecchio si apre per il cambio del caricatore contenente le pellicole con l'apposito spargi-reagente.
A sportello aperto sono visibili l'interno del soffietto e l'obiettivo.
All'interno dello sportello frontale è inserita una placca metallica estraibile contenente le istruzioni per l'uso dell'apparecchio con la Busta Speciale Polaroid N° 195X, in sei lingue.
Il supporto iniziale delle pellicole Polaroid a sviluppo istantaneo venne brevettato e registrato nel 1929 (Brevetto 1918848) dalla Polaroid Corporation e sviluppato successivamente nel 1932 da Edwin H. Land.
La prima fotocamera a sviluppo istantaneo risale al 1947, anno in cui Edwin Land presentò la Polaroid Instant Camera all'Optical Society of America.
Fino al 1963 erano possibili solo stampe in b/n, da quella data divennero disponibili anche stampe istantanee (circa 60 secondi) a colori.
Se le prime fotocamere istantanee erano pesanti e ingombranti, solo per immagini in b/n e con problemi di stabilità nel tempo, ben presto divennero più leggere, più semplici da usare e con minori problemi di stabilità e di inquinamento (le prime fotocamere istantanee producevano un negativo da buttare al momento poi si introdusse l'uso di caricatori contenenti più pellicole).
Nel 1972 la Polaroid introdusse sul mercato la prima reflex monoculare a sviluppo rapido con batteria incorporata nel caricatore.
Dal 1985 anche la Kodak cominciò a produrre apparecchi a sviluppo istantaneo e gli affari della Polaroid iniziarono ad andare male. La polaroid fece causa alla Kodak, vincendo. La Kodak dovette ritirare dal mercato i suoi apparecchi a sviluppo rapido.
Dal febbraio 2008 le pellicole Polaroid a sviluppo istantaneo non vengono più prodotte. Oggi le fotocamere a sviluppo istantaneo Polaroid sono state sotituite dalle nuove Zink che contengono una piccolissima stampante a colori che opera su una carta fotografica particolare, fatta di pigmenti critallini che si colorano grazie a un processo termico.
In tutti i modelli Automatic Land Camera, prodotti dal 1963 al 1977 con i modelli da Automatic Land Camera 100 a Automatic Land Camera 450, sono presenti caratteristiche comuni:
soffietto pieghevole, esposizione automatica con fotometro esterno "Electric Eye", pellicole Polaroid packfilm serie 100. Tutti gli apparecchi produocno stampe 7,3 x 9,5 cm.
Per quanto rguarda invece la qualità degli apparecchi, a seconda del modello può essere molto differente: si passa da lenti in plastica a tripletti in vetro, da mirino rigido a mirino accoppiato Zeiss Ikon, ecc.
I modelli più costosi producono immagini di ottima qualità.
Il modello 320 era il modello economico della linea 300 con obiettivo a due lenti.
Questo apparecchio fotografico era stato acquistato per il "Centro di Fisica Sperimentale" del Museo e veniva utilizzato con la lavagna con rotaia a cuscino d'aria.
L'idea del Centro di Fisica nacque contestualmente alla nascita del Museo: l'allestimento prevedeva una sezione di Fisica con scopi didattici che contenesse esperimenti in atto, a disposizione permanente del visitatore. Ma la visione di un evento all'interno di una vetrina non era sufficiente: iniziò così la raccolta di strumenti ed accessori moderni per realizzare esperimenti che potessero essere effettuati direttamente dall'utente.
I corsi di aggiornamento dei professori, inizialmente della durata di sei giorni, divennero ben presto di dieci/quindici giorni e comprendevano: un gruppo di conferenze tenute da professori universitari o esperti qualificati, lezioni sperimentali, esercitazioni individuali o in piccoli gruppi, lezioni a livello secondario tenute dagli stessi partecipanti, proiezioni di materiale sul tema, visite d'istruzione.
Fin dall'inizio molte scuole cominciarono ad affluire al centro di Fisica con i loro studenti per assistere a lezioni sperimentali.
Il Centro di Fisica, fiore all'occhiello del Museo, è rimasto in funzione fino al 1984.
Alle estremità è fissata una tracolla in materiale sintetico per il trasporto.
Nella parte superiore, al centro, è fissato un mirino costituito da due parti: una per l'inquadratura (mirino) e l'altra per la messa fuoco (telemetro). In questo dispositivo è inserito un esposimetro automatico.
La parete frontale, incernierata nella parte inferiore, è apribile.
Premendo al centro, nella parte superiore, la parete frontale si apre ed è visibile il portaobiettivi con l'obiettivo e il soffietto ripiegato all'interno dell'apparecchio.
Agendo su un dispositivo di sblocco posto sul porta obiettivo è possibile estrarre il soffietto in tessuto e pelle grigia.
Il soffietto è mantenuto in posizione da due coppie di tiranti in metallo.
Agendo su una leva posta vicino ai tiranti si può variare la distanza di ripresa, variando la lunghezza del soffietto ovvero la distanza obiettivo-negativo, per modalità di ripresa predefinite: ritratto, gruppo, paesaggio.
Sul porta obiettivo sono inseriti, oltre che l'obiettivo a due lenti (duplet), quasi tutti i dispositivi d'uso.
Superiormente si trova un selettore a slitta per il tipo di pellicola (75 per il colore, 3000 per il bianco e nero).
Lateralmente, a destra, si trova la leva di carica dell'otturatore, a sinistra, il foro per l'inserzione di un flash esterno.
Ruotando la ghiera posta sull'obiettivo si può regolare con continuità la luminosità (da più chiaro a più scuro).
Sul dorso dell'apparecchio, superiormente è inserito il pulsante di scatto dell'otturatore.
La parete posteriore dell'apparecchio è incernierata sul lato sinistro e apribile.
Sbloccato il fermo metallico posto inferiormente l'apparecchio si apre per il cambio del caricatore contenente le pellicole con l'apposito spargi-reagente.
A sportello aperto sono visibili l'interno del soffietto e l'obiettivo.
All'interno dello sportello frontale è inserita una placca metallica estraibile contenente le istruzioni per l'uso dell'apparecchio con la Busta Speciale Polaroid N° 195X, in sei lingue.
Il supporto iniziale delle pellicole Polaroid a sviluppo istantaneo venne brevettato e registrato nel 1929 (Brevetto 1918848) dalla Polaroid Corporation e sviluppato successivamente nel 1932 da Edwin H. Land.
La prima fotocamera a sviluppo istantaneo risale al 1947, anno in cui Edwin Land presentò la Polaroid Instant Camera all'Optical Society of America.
Fino al 1963 erano possibili solo stampe in b/n, da quella data divennero disponibili anche stampe istantanee (circa 60 secondi) a colori.
Se le prime fotocamere istantanee erano pesanti e ingombranti, solo per immagini in b/n e con problemi di stabilità nel tempo, ben presto divennero più leggere, più semplici da usare e con minori problemi di stabilità e di inquinamento (le prime fotocamere istantanee producevano un negativo da buttare al momento poi si introdusse l'uso di caricatori contenenti più pellicole).
Nel 1972 la Polaroid introdusse sul mercato la prima reflex monoculare a sviluppo rapido con batteria incorporata nel caricatore.
Dal 1985 anche la Kodak cominciò a produrre apparecchi a sviluppo istantaneo e gli affari della Polaroid iniziarono ad andare male. La polaroid fece causa alla Kodak, vincendo. La Kodak dovette ritirare dal mercato i suoi apparecchi a sviluppo rapido.
Dal febbraio 2008 le pellicole Polaroid a sviluppo istantaneo non vengono più prodotte. Oggi le fotocamere a sviluppo istantaneo Polaroid sono state sotituite dalle nuove Zink che contengono una piccolissima stampante a colori che opera su una carta fotografica particolare, fatta di pigmenti critallini che si colorano grazie a un processo termico.
In tutti i modelli Automatic Land Camera, prodotti dal 1963 al 1977 con i modelli da Automatic Land Camera 100 a Automatic Land Camera 450, sono presenti caratteristiche comuni:
soffietto pieghevole, esposizione automatica con fotometro esterno "Electric Eye", pellicole Polaroid packfilm serie 100. Tutti gli apparecchi produocno stampe 7,3 x 9,5 cm.
Per quanto rguarda invece la qualità degli apparecchi, a seconda del modello può essere molto differente: si passa da lenti in plastica a tripletti in vetro, da mirino rigido a mirino accoppiato Zeiss Ikon, ecc.
I modelli più costosi producono immagini di ottima qualità.
Il modello 320 era il modello economico della linea 300 con obiettivo a due lenti.
Questo apparecchio fotografico era stato acquistato per il "Centro di Fisica Sperimentale" del Museo e veniva utilizzato con la lavagna con rotaia a cuscino d'aria.
L'idea del Centro di Fisica nacque contestualmente alla nascita del Museo: l'allestimento prevedeva una sezione di Fisica con scopi didattici che contenesse esperimenti in atto, a disposizione permanente del visitatore. Ma la visione di un evento all'interno di una vetrina non era sufficiente: iniziò così la raccolta di strumenti ed accessori moderni per realizzare esperimenti che potessero essere effettuati direttamente dall'utente.
I corsi di aggiornamento dei professori, inizialmente della durata di sei giorni, divennero ben presto di dieci/quindici giorni e comprendevano: un gruppo di conferenze tenute da professori universitari o esperti qualificati, lezioni sperimentali, esercitazioni individuali o in piccoli gruppi, lezioni a livello secondario tenute dagli stessi partecipanti, proiezioni di materiale sul tema, visite d'istruzione.
Fin dall'inizio molte scuole cominciarono ad affluire al centro di Fisica con i loro studenti per assistere a lezioni sperimentali.
Il Centro di Fisica, fiore all'occhiello del Museo, è rimasto in funzione fino al 1984.
definizione
apparecchio fotografico a sviluppo rapido, a soffietto, a controllo manuale
misure
altezza: 15 cm ca.; larghezza: 19,5 cm ca.; lunghezza: 15,5 cm ca.
materiali
metallo; materiale plastico; vetro
acquisizione
Soc. SEI (1973)
iscrizioni
POLAROID 320 (documentaria)
AUTOMATIC 320 LAND CAMERA (documentaria)
BZ107812 (documentaria)
AUTOMATIC 320 LAND CAMERA (documentaria)
BZ107812 (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Williamson D., Comprehensive Guide for Camera Collectors, Atglen, USA, Schiffer Publishing Ltd., 2004
Hedgecoe J., Fotografare : tecnica e arte, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1976
Hedgecoe J., Fotografare : tecnica e arte, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1976
tipologia
apparecchio fotografico
scheda ICCD
PST