torchio da conio
1500 circa
inventario
IGB-16661
autori
Grosso, N.
(inventore)
collocazione
deposito
descrizione
Torchio in ghisa per coniare monete o medaglie, proviene dalla zecca fiorentina, utilizzato da Niccolò Grosso detto "Il Caparra".
I torchi in legno non subirono nella loro storia molti miglioramenti e il problema della capacità di pressione limitata di una vite in legno che non permetteva di effettuare stampe di grandi dimensioni ma al massimo di mezza forma, venne superato solo agli inizi del XIX secolo grazie ai primi torchi in ghisa. Dopo i primi tentativi del fonditore tipografico Wilhelm Haas di Basilea di costruire un torchio in ghisa con il meccanismo a sfere volanti della pressa mutuato dalle zecche , fu Lord Charles Stanhope insieme al meccanico Robert Walker, a realizzare il primo torchio in ghisa (sistema Stanhope) a Londra, ai primi dell'800. La caratteristica più importante del torchio Stanhope risiede nel sistema di leve multiple tra barra e vite. Questa sistema di leve moltiplicava la pressione esercitata e la trasmetteva ad una platina più grande che consentiva la stampa di una forma intera con un unico tiro di leva. Altra caratteristica interessante la presenza del contrappeso che aiutava ad alzare la platina e a tenerla alzata. Successivamente, dal 1806, l'aspetto di questi torchi mutò verso forme più arrotondate e una struttura rinforzata.
Nel 1840 Amos Dell'Orto fu il primo a produrre un torchio Stanhope in Italia, a Monza. Alla morte di Amos Dell'orto nel 1874, il figlio di suo fratello Ferdinando, Augusto Dell'Orto, ritirò tutte le macchine presenti del magazzino dello zio. Quando nel 1878 il francese Azaulet introdusse, alla Mostra Internazionale, la moda di verniciare di verde le macchine, Augusto verniciò quelle trovate nel magazzino dello zio.
I torchi in legno non subirono nella loro storia molti miglioramenti e il problema della capacità di pressione limitata di una vite in legno che non permetteva di effettuare stampe di grandi dimensioni ma al massimo di mezza forma, venne superato solo agli inizi del XIX secolo grazie ai primi torchi in ghisa. Dopo i primi tentativi del fonditore tipografico Wilhelm Haas di Basilea di costruire un torchio in ghisa con il meccanismo a sfere volanti della pressa mutuato dalle zecche , fu Lord Charles Stanhope insieme al meccanico Robert Walker, a realizzare il primo torchio in ghisa (sistema Stanhope) a Londra, ai primi dell'800. La caratteristica più importante del torchio Stanhope risiede nel sistema di leve multiple tra barra e vite. Questa sistema di leve moltiplicava la pressione esercitata e la trasmetteva ad una platina più grande che consentiva la stampa di una forma intera con un unico tiro di leva. Altra caratteristica interessante la presenza del contrappeso che aiutava ad alzare la platina e a tenerla alzata. Successivamente, dal 1806, l'aspetto di questi torchi mutò verso forme più arrotondate e una struttura rinforzata.
Nel 1840 Amos Dell'Orto fu il primo a produrre un torchio Stanhope in Italia, a Monza. Alla morte di Amos Dell'orto nel 1874, il figlio di suo fratello Ferdinando, Augusto Dell'Orto, ritirò tutte le macchine presenti del magazzino dello zio. Quando nel 1878 il francese Azaulet introdusse, alla Mostra Internazionale, la moda di verniciare di verde le macchine, Augusto verniciò quelle trovate nel magazzino dello zio.
definizione
torchio da conio
misure
altezza: 35 cm ca.; larghezza: 24,5 cm ca.; profondità: 13,5 cm ca.; peso: 7,2 kg ca.
materiali
ghisa; plexiglass
acquisizione
Società Pirelli (1965)
settore
Collezioni d'arte
bibliografia
Travaini L., Zecche e monete, in Il Rinascimento Italiano e l'Europa, a cura di Fontana G. L. / Mola L., Treviso, Angelo Colla, 2007, 479-509
tipologia
torchio
scheda ICCD
PST