Addizionatrice Inzadi


1920

inventario
IGB-9487
autori
produzione italiana
collocazione
deposito
descrizione
Addizionatrice stampante, avente un corpo in ghisa, verniciato di nero, poggiante su quattro piedini di gomma. La macchina è dotata di una tastiera ridotta, costituita da dieci tasti in gomma dura nera, numerati da 0 a 9; i tasti operativi presentano il bottone di colore rosso. Alla base della tastiera è inserito un pannello metallico verniciato di verde. Alle spalle della tastiera è posto il numeratore, protetto da una striscia di plastica trasparente. Il sistema di stampa è situato nella parte posteriore ed è costituito da nove blocchi di impressione per la stampa dei caratteri sul rotolo di carta; i blocchi di impressione sono costituiti da segmenti paralleli in metallo disposti verticalmente, ognuno dei quali ospita dieci caratteri tipografici, numerati da 0 a 9 e spinti verso il punto di impressione da un martelletto azionato da leve. Il sistema di stampa è completato da due portabobine di nastro, dal rullo rivestito di gomma, con manopola in ebanite, e dal telaietto per la sistemazione del rotolo di carta, installato sul retro della macchina. Sul fianco destro dell'addizionatrice è situata la manovella, con impugnatura in legno, per l'esecuzione delle operazioni. Sul lato anteriore un indicatore, dotato di bottone rosso, si muove lungo una feritoia longitudinale ad ogni pressione di un tasto numerico, per la visualizzazione dell'unità decimale digitata.

Nell'evoluzione del calcolo automatizzato, le addizionatrici rappresentano macchine dal funzionamento semplificato rispetto alle calcolatrici, in quanto consentono l'esecuzione soltanto di addizioni e di sottrazioni; moltiplicazioni e divisioni vengono ottenute da una serie ripetuta di addizioni e sottrazioni. La prima addizionatrice realizzata, la Pascalina, fu ideata nel 1642 dal pensatore francese Blaise Pascal. Una grande innovazione tecnologica avvenne con l'introduzione nel 1887 grazie a Dorr E. Felt che mise sul mercato delle addizionatrici azionate da una tastiera al posto di quadranti e manovelle. Un ulteriore miglioramento nelle prestazioni venne raggiunto nel 1902, con l'adozione di addizionatrici a tastiera ridotta, ovvero costituita da soli dieci tasti numerati da 0 a 9; in questo modo la velocità di utilizzo delle macchine da calcolo fu notevolmente accresciuta, liberando l'operatore dall'obbligo di controllare la tastiera durante l'impostazione dei numeri. Un'altra importante caratteristica della addizionatrici, introdotta agli inizi del 1900, consisteva nell'azionatore intermedio del totalizzatore, comandato manualmente dalla manovella laterale; grazie a questo sistema veniva offerta la possibilità di correggere eventuali errori di digitazione, prima del conteggio sul totalizzatore della cifra impostata.
definizione
addizionatrice meccanica
misure
altezza: 17 cm; larghezza: 23 cm; lunghezza: 29 cm; peso: 8 kg
materiali
metallo; gomma; plastica; legno
acquisizione
Busi, Mauro (2000)
iscrizioni
DITTA E. LAGOMARSINO / MILANO PIAZZA DUOMO 21 (commerciale)
ANTONIO FOGLIETTI / LAGOMARSINO / BOLZANO - PIAZZA DELLA VITTORIA, 42 - TEL. 34-49 (commerciale)
32406 (documentaria)
settore
Calcolo e Informatica
bibliografia
I.B.M. Italia, Il calcolo automatico nella storia / Guida ai visitatori della mostra dedicata al "Calcolo automatico nella storia" ed organizzata dalla IBM ITALIA al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, Milano, I.B.M. Italia, 1959

Soresini F., Storia del calcolo automatico, Roma, Confederazione Generale dell'Industria Italiana, 1977, 3

Dal Quipu, Dal Quipu al Chip : mostra storica del calcolo, a cura di Soresini F., Milano, Smau, 1988
tipologia
addizionatrice
scheda ICCD
PST