Dispositivo di controllo della stazione spaziale MIR
1980 - 1999
inventario
D-1342
collocazione
M2/ iLab Base Marte
descrizione
Dispositivo di controllo e di regolazione utilizzato a bordo della stazione spaziale sovietica e poi russa MIR.
Non è nota la funzione specifica dell'apparato sul quale sono riportate, in russo, alcune scritte tecniche.
Sono presenti tre regolatori a manopola rotante e nove interruttori a pressione retroilluminati su cinque dei quali sono incise delle sigle. Sul pannello sono inoltre posizionati un interruttore a levetta e nella parte alta quattro indicatori luminosi rettangolari con scritte incise. E' presente anche un alloggiamento contenente un fusibile nonché una spia luminosa. Il dispositivo è protetto da uno schermo in vetro con cornice metallica rossa sul quale compare la scritta "rimuovere prima dell'uso".
Sul retro è posizionata un'etichetta metallica con riportate le specifiche tecniche e, forse, quello che è un numero di inventario; sono presenti quattro connettori per i collegamenti elettrici.
L'apparato presenta nei quattro angoli altrettanti fori che permettono di bloccarlo, avvitandolo, a un pannello di controllo più grande, del quale è evidentemente parte, secondo la tipica logica dell'assemblaggio modulare comune in ambito aerospaziale.
Il dispositivo, nei suoi tratti essenziali, è simile all'oggetto avente numero di inventario D-1343 con il quale, probabilmente, si completava.
La stazione spaziale MIR, che in russo può avere il doppio significato di "mondo" o di "pace", venne sviluppata dall'Unione Sovietica come evoluzione delle precedenti stazioni spaziali della famiglia Salijut (Salve).
Approvato il 17 febbraio 1976, il progetto Mir richiese circa dieci anni prima di poter realizzare e mettere in orbita il primo modulo e altri dieci per essere completato.
Per la costruzione della stazione gli ingegneri adottarono la stessa strategia che si era dimostrata efficace nel caso delle Salijut; i vari moduli destinati a comporre la stazione venivano lanciati separatamente e poi assemblati nello spazio permettendo di ottenere una struttura di grandi dimensioni che, altrimenti, non sarebbe stato possibile mettere in orbita.
Il modulo centrale della Mir, il primo ad essere lanciato il 19 febbraio 1986, era dotato di sei punti di aggancio che potevano essere utilizzati o per l'attracco di navicelle in missione temporanea - per lo più appartenenti alla famiglia delle Sojuz (Unione) e delle Progress (Progresso) - o per fissare moduli permanenti. Il settimo, ed ultimo, di questi a giungere sulla Mir e quindi a completarla fu il Priroda (Natura) nell'aprile del 1996.
La strategia costruttiva a moduli assemblabili sviluppata dai sovietici si rivelò talmente efficace e pratica da essere successivamente utilizzata anche per la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale. In quest'ultimo caso l'apporto dello Space Shuttle, la navetta americana riutilizzabile, con le sue 36 missioni, risultò determinante; non sarebbe infatti stato immaginabile eseguire i lanci previsti con razzi a perdere dato che questo avrebbe reso i costi inammissibili.
La Mir è stata la prima stazione spaziale della storia ad essere permanentemente presidiata e la prima ad essere dedicata principalmente a ricerche di tipo scientifico.
Orbitante a una quota di circa 400 km la Mir impiegava 89 minuti per compiere un'orbita completa della Terra che veniva percorsa alla velocità di 27700 km/h.
Il progetto Mir venne dichiarato concluso in concomitanza con l'avvio del più ambizioso progetto della Stazione Spaziale Internazionale il cui primo modulo a entrare nello spazio fu, non a caso, il russo Zarja (Alba) il 20 novembre 1998.
La Mir, oramai inutile, fece il suo rientro distruttivo programmato in atmosfera il 23 marzo 2001 dopo quindici anni di operatività sui cinque inizialmente preventivati.
Grazie a 31 missioni, ben 125 astronauti di 12 nazioni diverse hanno visitato la Mir svolgendo circa 23.000 esperimenti scientifici.
Non è nota la funzione specifica dell'apparato sul quale sono riportate, in russo, alcune scritte tecniche.
Sono presenti tre regolatori a manopola rotante e nove interruttori a pressione retroilluminati su cinque dei quali sono incise delle sigle. Sul pannello sono inoltre posizionati un interruttore a levetta e nella parte alta quattro indicatori luminosi rettangolari con scritte incise. E' presente anche un alloggiamento contenente un fusibile nonché una spia luminosa. Il dispositivo è protetto da uno schermo in vetro con cornice metallica rossa sul quale compare la scritta "rimuovere prima dell'uso".
Sul retro è posizionata un'etichetta metallica con riportate le specifiche tecniche e, forse, quello che è un numero di inventario; sono presenti quattro connettori per i collegamenti elettrici.
L'apparato presenta nei quattro angoli altrettanti fori che permettono di bloccarlo, avvitandolo, a un pannello di controllo più grande, del quale è evidentemente parte, secondo la tipica logica dell'assemblaggio modulare comune in ambito aerospaziale.
Il dispositivo, nei suoi tratti essenziali, è simile all'oggetto avente numero di inventario D-1343 con il quale, probabilmente, si completava.
La stazione spaziale MIR, che in russo può avere il doppio significato di "mondo" o di "pace", venne sviluppata dall'Unione Sovietica come evoluzione delle precedenti stazioni spaziali della famiglia Salijut (Salve).
Approvato il 17 febbraio 1976, il progetto Mir richiese circa dieci anni prima di poter realizzare e mettere in orbita il primo modulo e altri dieci per essere completato.
Per la costruzione della stazione gli ingegneri adottarono la stessa strategia che si era dimostrata efficace nel caso delle Salijut; i vari moduli destinati a comporre la stazione venivano lanciati separatamente e poi assemblati nello spazio permettendo di ottenere una struttura di grandi dimensioni che, altrimenti, non sarebbe stato possibile mettere in orbita.
Il modulo centrale della Mir, il primo ad essere lanciato il 19 febbraio 1986, era dotato di sei punti di aggancio che potevano essere utilizzati o per l'attracco di navicelle in missione temporanea - per lo più appartenenti alla famiglia delle Sojuz (Unione) e delle Progress (Progresso) - o per fissare moduli permanenti. Il settimo, ed ultimo, di questi a giungere sulla Mir e quindi a completarla fu il Priroda (Natura) nell'aprile del 1996.
La strategia costruttiva a moduli assemblabili sviluppata dai sovietici si rivelò talmente efficace e pratica da essere successivamente utilizzata anche per la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale. In quest'ultimo caso l'apporto dello Space Shuttle, la navetta americana riutilizzabile, con le sue 36 missioni, risultò determinante; non sarebbe infatti stato immaginabile eseguire i lanci previsti con razzi a perdere dato che questo avrebbe reso i costi inammissibili.
La Mir è stata la prima stazione spaziale della storia ad essere permanentemente presidiata e la prima ad essere dedicata principalmente a ricerche di tipo scientifico.
Orbitante a una quota di circa 400 km la Mir impiegava 89 minuti per compiere un'orbita completa della Terra che veniva percorsa alla velocità di 27700 km/h.
Il progetto Mir venne dichiarato concluso in concomitanza con l'avvio del più ambizioso progetto della Stazione Spaziale Internazionale il cui primo modulo a entrare nello spazio fu, non a caso, il russo Zarja (Alba) il 20 novembre 1998.
La Mir, oramai inutile, fece il suo rientro distruttivo programmato in atmosfera il 23 marzo 2001 dopo quindici anni di operatività sui cinque inizialmente preventivati.
Grazie a 31 missioni, ben 125 astronauti di 12 nazioni diverse hanno visitato la Mir svolgendo circa 23.000 esperimenti scientifici.
definizione
dispositivo di controllo per stazione spaziale
acquisizione
Spada, Antonio Benedetto (2014/03/25)
settore
Spazio
tipologia
dispositivo di controllo
scheda ICCD
PST