Dispositivo di controllo della stazione spaziale MIR


1980 - 1999

inventario
D-1337
collocazione
M2/ iLab Base Marte
descrizione
Dispositivo di controllo e di regolazione utilizzato a bordo della stazione spaziale sovietica e poi russa MIR operativa negli anni '80 e '90 del XX secolo.
Non è nota la funzione specifica dell'apparato sul quale, in russo, si riconoscono le scritte "modalità" e "calibrazione" oltre a una serie di sigle.
Sono presenti due regolatori a manopola rotante che permettono di impostare valori da 0 a 9, l'uno, e valori da 20 a 160, l'altro. Sul pannello sono inoltre posizionati cinque interruttori a levetta, sei piccoli interruttori a pressione, 23 spie luminose e due display numerici digitali mono cifra. E' presente anche un'etichetta metallica con riportato quello che, presumibilmente, è un numero di inventario.
Su uno dei lati del modulo, di forma parallelepipeda, è innestato un tubo metallico la cui estremità esterna è protetta da una rete metallica a maglia fine.
L'apparato porta negli angoli quattro piccole staffe che permettono di inserirlo, agganciandolo, nella sua posizione all'interno di un pannello di controllo più grande, del quale è evidentemente parte, secondo la classica strategia dell'assemblaggio modulare tipico delle tecnologie aerospaziali.

La stazione spaziale MIR, parola che in russo può significare sia "mondo" sia "pace", venne sviluppata dall'Unione Sovietica come evoluzione delle precedenti stazioni spaziali della famiglia Salijut (Salve); il progetto venne approvato il 17 febbraio 1976.
Anche per la costruzione della Mir gli ingegneri adottarono la strategia che si era dimostrata grandemente efficace nel caso delle Salijut; i vari moduli che componevano la stazione venivano lanciati separatamente e poi assemblati nello spazio permettendo di ottenere una struttura di grandi dimensioni che, altrimenti, non si sarebbe mai potuta mettere in orbita.
Il nodo centrale della Mir, lanciato il 19 febbraio 1986, era dotato di sei punti di aggancio che potevano essere utilizzati o per l'attracco di navicelle in missione temporanea - per lo più appartenenti alla famiglia delle Sojuz (Unione) e delle Progress (Progresso) - o per posizionare
moduli permanenti. Il settimo, ed ultimo, di questi a giungere sulla Mir e quindi a completarla fu il Priroda (Natura) nell'aprile del 1996.
La stessa strategia costruttiva a moduli assemblabili verrà successivamente utilizzata anche per la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale un progetto nel quale l'apporto dello Space Shuttle, la navetta americana riutilizzabile, è risultato, con le sue 36 missioni, determinante dato che non sarebbe stato immaginabile eseguire tutti i lanci previsti con razzi a perdere che avrebbe reso i costi inammissibili.
La Mir è stata la prima stazione spaziale della storia ad essere permanentemente presidiata e la prima ad essere dedicata principalmente a ricerche di tipo scientifico.
Orbitante a una quota di circa 400 km la Mir impiegava 89 minuti per compiere un'orbita completa della Terra che veniva percorsa alla velocità di 27700 km/h.
Il progetto Mir venne dichiarato concluso in concomitanza con l'avvio del più ambizioso progetto della Stazione Spaziale Internazionale il cui primo modulo a entrare nello Spazio fu, non a caso, il russo Zarja (Alba) il 20 novembre 1998.
La Mir, oramai inutile, fece il suo rientro distruttivo programmato in atmosfera il 23 marzo 2001 dopo quindici anni di operatività sui cinque inizialmente preventivati. Grazie a 31 missioni, ben 125 astronauti di 12 nazioni diverse hanno visitato la Mir svolgendo circa 23.000 esperimenti scientifici.
definizione
dispositivo di controllo per stazione spaziale
acquisizione
Spada, Antonio Benedetto (2014/03/25)
settore
Spazio
tipologia
dispositivo di controllo
scheda ICCD
PST