pila elettrochimica


1890 ca. - 1910 ca.

inventario
IGB-11088
collocazione
deposito
descrizione
Vaso cilindrico in ceramica con due maniglie laterali, internamente suddiviso in due parti. Il coperchio, anch'esso in ceramica, presenta due fori nei quali sono inseriti due elettrodi in metallo (probabilmente rame e zinco) con connettori esterni in materiale isolante.

L'invenzione della pila si deve ad Alessandro Volta nel 1799. La pila voltaica era costituita da dischetti in rame e zinco alternati e intervallati a due a due da un panno imbevuto di una soluzione acqua+acido solforico. Il tutto era tenuto insieme da una struttura in legno. Collegando il primo e l'ultimo dischetto con due fili di rame si creava un differenza di potenziale che produceva passaggio di corrente elettrica.
Nel 1836, John Frederic Daniell migliorò la pila di Volta realizzando la pila Daniell, una pila elettrochimica del tipo di quella rappresentata in questa scheda.
Nel 1866 si ha l'invenzione della prima pila a secco a cura di Georges Leclanché. Queste pile aprirono la strada alle prime batterie alcaline e successivamente alle batterie a mercurio (dette a bottone). Tutte queste pile hanno reazioni chimiche interne irreversibili ovvero quando tutti i reagenti della pila si trasformano completamente nei prodotti finali, essa si scarica definitivamente divenendo inutilizzabile.
Successivamente sono nate le pile secondarie dette accumulatori ovvero quelle pile le cui reazioni chimiche interne sono reversibili. Somministrando energia elettrica a questi dispositivi, si inverte il senso della reazione chimica completa e si ottiene la formazione dei reagenti iniziali a spese dei prodotti finali. La pila si ricarica. Possono essere al piombo, al Nichel-Cadmio, al Litio, ecc.
definizione
pila elettrochimica
misure
altezza: 28 cm ca.; diametro: 21 cm ca.
materiali
ceramica; metallo
iscrizioni
Soluzione Carbonato di Sodio al 20% litri due (documentaria/ funzionale)
settore
Strumentazione tecnico scientifica
tipologia
pila
scheda ICCD
PST