Smethrust


1937 ca.

inventario
IGB-6092
autori
AVO (costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Dispositivo di forma parallelelpipeda contenuto in una custodia in pelle apribile. L'apparecchio può essere utlizzato mantenendolo nella custodia.
Nella parte superiore è inserita la cellula al selenio.
Sulla parete frontale troviamo, al centro un commutatore per la selezione della sensibilità della pellicola, dell'apertura del diaframma (da f/1 a f/32), della velocità di scatto dell'otturatore (a seconda dell'uso che se ne sta facendo) e nella parte alta tre scale di lettura di diverso colore e intervallo per le velocità di scatto (verde da 1/30 di sec a 5 sec, nera da 1/300 a 1/2 di sec, rossa da 1/3000 a 1/20 di sec).
Sulla manopola sono disponibili posizioni indicate con le lettere da A a G che sono poi riportate anche su una scala di lettura e tre freccine di colori nero, rosso, verde che indicano la scala di lettura corrispondente sul quadrante.
Sul retro dell'apparecchio sono incise le istruzioni d'uso.

Prima dell'avvento degli esposimetri elettrici, agli inizi degli anni '30, venivano usati due strumenti di misura dell'intensità luminosa: gli actinometri e i fotometri ad estinzione.
Gli actinometri utilizzavano carta fotografica che veniva esposta alla luce in prossimità del soggetto da fotografare: cronometrando i tempi impiegati dalla carta per annerirsi a vari livelli, si ricavavano i tempi di esposizione.
I fotometri ad estinzione erano costruiti in modo da poter variare la quantità di luce che li attraversava. L'esposizione veniva considerata corretta nel momento in cui la luce diveniva visibile attraverso il fotometro.
I fotometri ad estinzione rimase a lungo popolari anche dopo l'introduzione degli esposimetri elettrici, almeno fino a quando questi non divennero competitivi nel prezzo.
I primi esposimetri inseriti negli apparecchi fotografici utilizzavano cellule al Selenio alimentate a batterie. Velocità dell'otturatore e apertura del diaframma andavano selezionati manualmente dopo aver effettuato la misura con l'esposimetro. Negli anni '60 nacquero nuove tipologie di esposimetri quali fotoresistori, fotodiodi, ecc. alimentati a batterie e collegati mediante circuiti elettronici ad otturatori e diaframma realizzando così il controllo automatico dell'esposizione.
Gli esposimetri inseriti negli apparecchi fotografici davano comunque spesso errori di esposizione e foto troppo scure (ad esempio con sfondi troppo luminosi o riflessi e riverberi). Venivano così spesso utilizzati esposimetri esterni che misuravano direttamente la luce incidente sul soggetto da fotografare, fornendo misure più accurate.
definizione
esposimetro fotografico con cellula al Selenio
misure
altezza: 8,5 cm; larghezza: 6,5 cm; lunghezza: 4 cm; peso: 242 g
materiali
metallo; vetro; pelle
acquisizione
Ferrario (1962)
iscrizioni
EXPOSURE METER (documentaria)
MUSEO SCIENZA 6092 MILANO (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Price Guide, Price Guide to Antique & Classic Cameras 1995 - 1996, Grantsburg, USA, Mc Keown, 1994

Hedgecoe J., Fotografare : tecnica e arte, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1976
tipologia
esposimetro fotografico
scheda ICCD
PST