Sixtomat
1952 - 1958
inventario
IGB-15495
autori
Gossen
(produttore/ progettista)
collocazione
deposito
descrizione
Questo dispositivo è costituito da un parallelelpipedo con gli angoli smussatiin materiale plastico e metallo.
Su due lati del parallelelpipedo sono inserite due guide nelle quali può scorrere una tendina in plastica scorrevole aprendo la quale si scopre la cellula fotoelettrica posta superiormente e il visore per la lettura dei tempi di scatto dell'otturatore (da 1/30 a 1/1000 di secondo) e delle velocità di scorrimento di pellicole cinematografiche (da 8 a 32 fotogrammi al secondo) da selezionare.
Lateralmente è inserita una rotella che permette di variare la sensibilità della pellicola da 6 a 400 ASA o da 9 a 27 DIN.
L'esposimetro è conservato in una custodia in pelle marrone.
Prima dell'avvento degli esposimetri elettrici, agli inizi degli anni '30, venivano usati due strumenti di misura dell'intensità luminosa: gli actinometri e i fotometri ad estinzione.
Gli actinometri utilizzavano carta fotografica che veniva esposta alla luce in prossimità del soggetto da fotografare: cronometrando i tempi impiegati dalla carta per annerirsi a vari livelli, si ricavavano i tempi di esposizione.
I fotometri ad estinzione erano costruiti in modo da poter variare la quantità di luce che li attraversava. L'esposizione veniva considerata corretta nel momento in cui la luce diveniva visibile attraverso il fotometro.
I fotometri ad estinzione rimase a lungo popolari anche dopo l'introduzione degli esposimetri elettrici, almeno fino a quando questi non divennero competitivi nel prezzo.
I primi esposimetri inseriti negli apparecchi fotografici utilizzavano cellule al Selenio alimentate a batterie. Velocità dell'otturatore e apertura del diaframma andavano selezionati manualmente dopo aver effettuato la misura con l'esposimetro. Negli anni '60 nacquero nuove tipologie di esposimetri quali fotoresistori, fotodiodi, ecc. alimentati a batterie e collegati mediante circuiti elettronici ad otturatori e diaframma realizzando così il controllo automatico dell'esposizione.
Gli esposimetri inseriti negli apparecchi fotografici davano comunque spesso errori di esposizione e foto troppo scure (ad esempio con sfondi troppo luminosi o riflessi e riverberi). Venivano così spesso utilizzati esposimetri esterni che misuravano direttamente la luce incidente sul soggetto da fotografare, fornendo misure più accurate.
Su due lati del parallelelpipedo sono inserite due guide nelle quali può scorrere una tendina in plastica scorrevole aprendo la quale si scopre la cellula fotoelettrica posta superiormente e il visore per la lettura dei tempi di scatto dell'otturatore (da 1/30 a 1/1000 di secondo) e delle velocità di scorrimento di pellicole cinematografiche (da 8 a 32 fotogrammi al secondo) da selezionare.
Lateralmente è inserita una rotella che permette di variare la sensibilità della pellicola da 6 a 400 ASA o da 9 a 27 DIN.
L'esposimetro è conservato in una custodia in pelle marrone.
Prima dell'avvento degli esposimetri elettrici, agli inizi degli anni '30, venivano usati due strumenti di misura dell'intensità luminosa: gli actinometri e i fotometri ad estinzione.
Gli actinometri utilizzavano carta fotografica che veniva esposta alla luce in prossimità del soggetto da fotografare: cronometrando i tempi impiegati dalla carta per annerirsi a vari livelli, si ricavavano i tempi di esposizione.
I fotometri ad estinzione erano costruiti in modo da poter variare la quantità di luce che li attraversava. L'esposizione veniva considerata corretta nel momento in cui la luce diveniva visibile attraverso il fotometro.
I fotometri ad estinzione rimase a lungo popolari anche dopo l'introduzione degli esposimetri elettrici, almeno fino a quando questi non divennero competitivi nel prezzo.
I primi esposimetri inseriti negli apparecchi fotografici utilizzavano cellule al Selenio alimentate a batterie. Velocità dell'otturatore e apertura del diaframma andavano selezionati manualmente dopo aver effettuato la misura con l'esposimetro. Negli anni '60 nacquero nuove tipologie di esposimetri quali fotoresistori, fotodiodi, ecc. alimentati a batterie e collegati mediante circuiti elettronici ad otturatori e diaframma realizzando così il controllo automatico dell'esposizione.
Gli esposimetri inseriti negli apparecchi fotografici davano comunque spesso errori di esposizione e foto troppo scure (ad esempio con sfondi troppo luminosi o riflessi e riverberi). Venivano così spesso utilizzati esposimetri esterni che misuravano direttamente la luce incidente sul soggetto da fotografare, fornendo misure più accurate.
definizione
esposimetro fotografico con cellula al Selenio
misure
altezza: 8 cm; larghezza: 6 cm; lunghezza: 3 cm; peso: 184 g
materiali
materiale plastico; ottone; vetro
iscrizioni
Sixtomat (documentaria)
J127536 (documentaria)
J127536 (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Price Guide, Price Guide to Antique & Classic Cameras 1995 - 1996, Grantsburg, USA, Mc Keown, 1994
Hedgecoe J., Fotografare : tecnica e arte, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1976
Hedgecoe J., Fotografare : tecnica e arte, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1976
tipologia
esposimetro fotografico
scheda ICCD
PST