Stereoscopio Americano Serie T
1900 - 1910
inventario
IGB-5848
autori
J. Fleury - Hermagis
(costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Questo dispositivo è costituito da una parallelepipedo in mogano con due sportelli apribili nella parte superiore.
All'interno di uno dei due sportelli è inserito uno specchio rettangolare.
Su una parete verticale troviamo due oculari in legno con lenti acromatiche e sulla parete opposta, in corrispondenza degli oculari, è presente un vetro smerigliato rettangolare.
Ai lati due manopole in legno sono collegate al meccanismo interno a ribalta contenente 43 stereoscopie su cartoncino.
La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale.
I primi studi moderni sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni.
Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini.
Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851.
Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida.
Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili.
Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo).
Tra il 1850 e il 1870 vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
Le riprese stereoscopiche furono soprattutto appannaggio di fotografi professionisti e meno di amatori.
Il commercio di immagini stereoscopiche di luoghi vicini e lontani e la moda dilagante fra le classi abbienti di collezionarne in grande quantità possono essere spiegati riconducendosi al desiderio di scoperta del mondo che caratterizza la seconda metà dell' '800.
Il successo della fotografia stereoscopica proseguì fino al 1930 per riprendere brevemente negli anni '50 e '60. In quegli anni il View Master fu l'ultimo sistema stereoscopico largamente diffuso.
Questo modello di stereoscopio Americano Fleury-Hermagis veniva venduto in Italia da ditte quali la Ditta Ganzini, Namias & C. di M. Ganzini e da Lamperti & Garbagnati entrambe di Milano.
All'interno di uno dei due sportelli è inserito uno specchio rettangolare.
Su una parete verticale troviamo due oculari in legno con lenti acromatiche e sulla parete opposta, in corrispondenza degli oculari, è presente un vetro smerigliato rettangolare.
Ai lati due manopole in legno sono collegate al meccanismo interno a ribalta contenente 43 stereoscopie su cartoncino.
La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale.
I primi studi moderni sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni.
Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini.
Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851.
Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida.
Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili.
Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo).
Tra il 1850 e il 1870 vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
Le riprese stereoscopiche furono soprattutto appannaggio di fotografi professionisti e meno di amatori.
Il commercio di immagini stereoscopiche di luoghi vicini e lontani e la moda dilagante fra le classi abbienti di collezionarne in grande quantità possono essere spiegati riconducendosi al desiderio di scoperta del mondo che caratterizza la seconda metà dell' '800.
Il successo della fotografia stereoscopica proseguì fino al 1930 per riprendere brevemente negli anni '50 e '60. In quegli anni il View Master fu l'ultimo sistema stereoscopico largamente diffuso.
Questo modello di stereoscopio Americano Fleury-Hermagis veniva venduto in Italia da ditte quali la Ditta Ganzini, Namias & C. di M. Ganzini e da Lamperti & Garbagnati entrambe di Milano.
definizione
visore stereoscopico da tavolo, per vedute su carta e su lastra
misure
altezza: 43 cm; larghezza: 30 cm; profondità: 29 cm
materiali
legno; vetro; metallo; cartoncino
acquisizione
Imbert, Eugenio (1963)
iscrizioni
MUSEO SCIENZA
5848
MILANO (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
White R., Discovering Old Cameras 1839 - 1939, Princes Risborough, UK, Shire Publications Ltd., 2001
Ganzini M., Catalogo - Prezzo corrente per il 1903-1904 della Ditta Ganzini, Namias & C. di M. Ganzini, Milano, Ditta Ganzini, Namias & C. di M. Ganzini, 1903
Fleury Hermagis, J. Fleury - Hermagis : Opticien Breveté, Parigi, J. Fleury - Hermagis, 1908
Ganzini M., Catalogo - Prezzo corrente per il 1903-1904 della Ditta Ganzini, Namias & C. di M. Ganzini, Milano, Ditta Ganzini, Namias & C. di M. Ganzini, 1903
Fleury Hermagis, J. Fleury - Hermagis : Opticien Breveté, Parigi, J. Fleury - Hermagis, 1908
tipologia
visore stereoscopico
scheda ICCD
PST