Satellite per telecomunicazioni Sirio 1

inventario
D-1729
collocazione
M2/ Spazio
descrizione
Modello di qualifica del primo satellite italiano per le telecomunicazioni Sirio 1.
La sua forma è quasi perfettamente cilindrica; la fascia laterale, che contiene i pannelli fotovoltaici per la produzione di energia, è aperta per metà in modo da consentire la visione degli apparati interni.
E' dotato di un'antenna parabolica per le comunicazioni con il centro di controllo e per la gestione delle varie funzioni.

Il satellite Sirio presente nelle collezioni del Museo è identico, nell'aspetto, a quello lanciato nello spazio. Si tratta di un modello di qualifica ovvero di un esemplare in tutto simile a quello operativo che è stato realizzato durante le fasi di sviluppo per verificare a terra le apparecchiature di bordo prima di installarle sull'esemplare destinato al volo.
Non si tratta, quindi, di una ricostruzione o di una copia prodotta per fini espositivi ma di un esemplare realizzato nello stesso momento, con gli stessi materiali e con le stesse caratteristiche di quello operativo; rispetto a quest'ultimo, però, è dotato solo delle funzionalità che devono essere sottoposte a test. In questo caso l'esemplare venne prodotto per verificare gli apparati di comunicazione e la resistenza strutturale e, quindi, non è dotato del motore per la messa in orbita (motore di apogeo).
Sirio (Satellite Italiano di Ricerca Industriale e Operativa) è stato un satellite geostazionario sperimentale per le telecomunicazioni, il primo ad essere sviluppato in Italia. Venne lanciato il 25 agosto 1977 dalla base statunitense di Cape Canaveral con un lanciatore americano Delta.
L'idea della sua realizzazione si deve a Francesco Carassa, docente di Comunicazioni Elettriche presso il Politecnico di Milano e amico di Luigi Broglio padre dello Spazio italiano, che già alla fine degli anni Sessanta aveva intuito lo straordinario futuro che avrebbero avuto le comunicazioni satellitari e per questo aveva proposto un esperimento che potesse studiare la propagazione e la comunicazione dei segnali radio emessi a frequenze specifiche con l'intento di misurare l'influenza dei fenomeni atmosferici sulla qualità dei segnali trasmessi.
La sua proposta venne raccolta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche che avviò il progetto di Sirio in collaborazione con la Compagnia Industriale Aerospaziale (un consorzio di aziende italiane di settore che si è occupato dello sviluppo del satellite) e con Telespazio (che ha gestito tutta la parte di terra del progetto). A Carassa venne assegnata la supervisione degli strumenti destinati alle misure scientifiche.
Gli esperimenti, gestiti dai centri di controllo a terra situati a Spino d'Adda a Gera d'Adda e al Fucino, diedero risultati di grande interesse permettendo, come auspicato, di comprendere gli effetti delle condizioni meteorologiche sulla propagazione delle onde radio ad altissima frequenza che venivano usate nelle comunicazioni telefoniche e televisive; questo permise di ampliarne le possibilità di applicazione.
Progettato per una vita operativa di poco più di due anni, Sirio rimase in funzione fino al 1985 fornendo dati non solo a ricercatori italiani ma anche americani, inglesi, tedeschi, francesi, olandesi e cinesi. Per poter essere sfruttato da questi ultimi fu necessario spostarlo dalla sua posizione geostazionaria originaria, sopra le Isole Canarie, utilizzando una manovra complessa ma perfettamente riuscita.
Sebbene sia oramai spento, Sirio occupa ancora oggi la sua posizione in orbita (e lo farà per alcune migliaia di anni); collocato a 36.000 chilometri di distanza si trova a cavallo dell'equatore celeste al di sopra dell'Oceano Indiano.
definizione
satellite per telecomunicazioni
acquisizione
C.N.R. - Consiglio Nazionale delle Ricerche (2014)
settore
Spazio
tipologia
satellite
scheda ICCD
NTR