Modello di sezione di una delle navi di Nemi
1932 - 1933
inventario
IGB-6660
autori
manifattura
collocazione
deposito
descrizione
Modello in scala della sezione di una delle navi romane recuperate nel lago di Nemi tra il 1926 e il 1930. Struttura in legno con rivestimento in tessuto (a simulare lo strato di lana cotta) e rame inchiodato per l'impermealizzazione della chiglia.
Modello che mostra una sezione della struttura di una delle navi d Nemi, attribuite all'Imperatore Caligola. Questa copia fu fatta realizzare dal CNR in occasione dell'Esposizione Universale di Chicago del 1933, "A Century of Progress", che intendeva celebrare il progresso scientifico e tecnologico.
Il recupero delle navi di Nemi è una delle grandi imprese archeologiche del XX secolo.
Non vi sono fonti scritte riguardo le due navi, solo testimonianze di pescatori locali che alimentarono la leggenda di un tesoro abbandonato sul fondale del lago. Durante i secoli vi fu una spoliazione continua dei reperti attraverso recuperi casuali dei pescatori. Tra gli oggetti recuperati vi furono dei tubi di piombo, fistole acquarie per l'approvvigionamento di acqua dalla costa alle navi, su cui era stampigliato il nome dell'Imperatore Caligola. La mancanza di notizie storiche scritte venne quindi spiegata poiché Caligola venne condannato, dopo la morte avvenuta per una congiura del Senato, alla Damnatio Memoriae, ovvero alla distruzione della memoria di tutto ciò che aveva compiuto in vita. Un primo tentativo di recupero avvenne nel 1446 ma gli unici successi raggiunti furono la localizzazione dei relitti, informazioni su ciò che era presente e le misure approssimative. Vi furono altri tentativi: nel 1535, dove riuscirono solo a compiere una misura per difetto; nel 1827 dove si limitarono ad asportare alcune parti; nel 1895 dove un palombaro esaminò i relitti, individuando la posizione del secondo, ed asportò alcuni materiali e decorazioni artistiche come statue, perdute nelle mani di collezionisti privati. Dopo questi insuccessi la tutela, il recupero e la conservazione dei reperti antichi furono affidati al Ministero della Pubblica Istruzione e al Ministro della Marina, Ammiraglio Morin. Nacque così una vera organizzazione archeologica, assente nei tentativi precedenti, che si occupò di determinare la posizione delle navi rispetto ai fondali, delle loro identificazioni, dei rilievi e delle proposte di raccolta di tutto il materiale riguardante i relitti. Il tenente Colonnello del Genio Navale, l'ingegner Corrado Ricci, si occupò degli studi relativi al recupero 'scientifico' dei relitti sommersi nel lago, che proseguirono per diversi anni sotto la guida dello storico Corrado Ricci. Si concluse che l'unica via possibile per il recupero fosse l'abbassamento delle acque del lago, in modo da porre in secco le due imbarcazioni prima di spostarle. Nel 1926 si iniziò a progettare l'intervento che venne proposto al popolo italiano durante il discorso del 9 aprile 1927 del Duce Benito Mussolini. Il discorso rappresentò il coinvolgimento ufficiale dello Stato il quale si assunse l'iniziativa e l'esclusiva del recupero delle due antiche navi romane. I lavori iniziarono il 20 ottobre 1928 con la riattivazione dell'emissario romano e l'utilizzo di idrovore per abbassare il livello delle acque. Ci vollero circa due anni per far riaffiorare entrambe le navi, le cui dimensioni erano 71 metri di lunghezza e 20 di larghezza, la prima, e 75 metri di lunghezza e 29 di larghezza, la seconda. Una volta recuperati, i relitti e i manufatti vennero musealizzati sulla riva del lago, inizialmente sotto teloni in un hangar per dirigibili e successivamente in un museo costruito apposta. Sfortunatamente, nella notte del 31 maggio del 1944, gran parte dei reperti, tra cui gli scafi, furono distrutti durante un incendio doloso, probabilmente appiccato dai soldati tedeschi in ritirata. Si salvarono solamente gli oggetti metallici e quelli che erano stati trasportati a Roma.
Modello che mostra una sezione della struttura di una delle navi d Nemi, attribuite all'Imperatore Caligola. Questa copia fu fatta realizzare dal CNR in occasione dell'Esposizione Universale di Chicago del 1933, "A Century of Progress", che intendeva celebrare il progresso scientifico e tecnologico.
Il recupero delle navi di Nemi è una delle grandi imprese archeologiche del XX secolo.
Non vi sono fonti scritte riguardo le due navi, solo testimonianze di pescatori locali che alimentarono la leggenda di un tesoro abbandonato sul fondale del lago. Durante i secoli vi fu una spoliazione continua dei reperti attraverso recuperi casuali dei pescatori. Tra gli oggetti recuperati vi furono dei tubi di piombo, fistole acquarie per l'approvvigionamento di acqua dalla costa alle navi, su cui era stampigliato il nome dell'Imperatore Caligola. La mancanza di notizie storiche scritte venne quindi spiegata poiché Caligola venne condannato, dopo la morte avvenuta per una congiura del Senato, alla Damnatio Memoriae, ovvero alla distruzione della memoria di tutto ciò che aveva compiuto in vita. Un primo tentativo di recupero avvenne nel 1446 ma gli unici successi raggiunti furono la localizzazione dei relitti, informazioni su ciò che era presente e le misure approssimative. Vi furono altri tentativi: nel 1535, dove riuscirono solo a compiere una misura per difetto; nel 1827 dove si limitarono ad asportare alcune parti; nel 1895 dove un palombaro esaminò i relitti, individuando la posizione del secondo, ed asportò alcuni materiali e decorazioni artistiche come statue, perdute nelle mani di collezionisti privati. Dopo questi insuccessi la tutela, il recupero e la conservazione dei reperti antichi furono affidati al Ministero della Pubblica Istruzione e al Ministro della Marina, Ammiraglio Morin. Nacque così una vera organizzazione archeologica, assente nei tentativi precedenti, che si occupò di determinare la posizione delle navi rispetto ai fondali, delle loro identificazioni, dei rilievi e delle proposte di raccolta di tutto il materiale riguardante i relitti. Il tenente Colonnello del Genio Navale, l'ingegner Corrado Ricci, si occupò degli studi relativi al recupero 'scientifico' dei relitti sommersi nel lago, che proseguirono per diversi anni sotto la guida dello storico Corrado Ricci. Si concluse che l'unica via possibile per il recupero fosse l'abbassamento delle acque del lago, in modo da porre in secco le due imbarcazioni prima di spostarle. Nel 1926 si iniziò a progettare l'intervento che venne proposto al popolo italiano durante il discorso del 9 aprile 1927 del Duce Benito Mussolini. Il discorso rappresentò il coinvolgimento ufficiale dello Stato il quale si assunse l'iniziativa e l'esclusiva del recupero delle due antiche navi romane. I lavori iniziarono il 20 ottobre 1928 con la riattivazione dell'emissario romano e l'utilizzo di idrovore per abbassare il livello delle acque. Ci vollero circa due anni per far riaffiorare entrambe le navi, le cui dimensioni erano 71 metri di lunghezza e 20 di larghezza, la prima, e 75 metri di lunghezza e 29 di larghezza, la seconda. Una volta recuperati, i relitti e i manufatti vennero musealizzati sulla riva del lago, inizialmente sotto teloni in un hangar per dirigibili e successivamente in un museo costruito apposta. Sfortunatamente, nella notte del 31 maggio del 1944, gran parte dei reperti, tra cui gli scafi, furono distrutti durante un incendio doloso, probabilmente appiccato dai soldati tedeschi in ritirata. Si salvarono solamente gli oggetti metallici e quelli che erano stati trasportati a Roma.
definizione
modello navale di sezione di nave
misure
altezza: 33,5 cm; profondità: 151 cm; lunghezza: 298 cm
materiali
legno; metallo
acquisizione
C.N.R. - Consiglio Nazionale delle Ricerche (1965)
mostre
Leonardo da Vinci - La scienza prima della scienza
Roma, Scuderie del Quirinale, 13/03/2019-30/06/2019
settore
Navale
tipologia
modello navale
scheda ICCD
PST