Cullmann C28
1980 ca. - 1990 ca.
inventario
IGB-13109
autori
Cullmann
(costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Flash fotografico di forma parallelepipeda, in materiale plastico nero.
La parte superiore è costituita da un altro parallelepipedo disposto trasversalmente in cui è alloggiata la lampada, rivolta frontalmente. Sotto alla lampada è presente una fotocellula.
Sulla parete posteriore si trovano alcuni comandi d'uso: l'interruttore di accensione con la spia di pronto lampo (che indica quando il flash è pronto da usare ovvero quando il condensatore si è caricato), un selettore per la modalità d'uso (automatico, manuale), due tabelle che indicano, al variare della sensibilità della pellicola impiegata ( da 50 a 1600 ISO), le aperture del diaframma consigliate (da f/2,8 a f/22) a seconda della distanza di ripresa (da 1,2 a 40m, oppure da 4 a 130ft).
Lateralmente è presente il vano porta batterie, coperto da uno sportello in plastica.
Sotto è presente lo zoccolo per l'innesto a slitta sull'apparecchio fotografico con rotella per il fissaggio.
Caratteristiche tecniche:
numero guida: 28 a 100 ISO
tempo di ricarica: 8sec con batterie alcalino manganese
numero di lampi: circa 220 con batterie alcalino manganese
distanza d'illuminazione a 100ISO con obiettivo di focale 35mm: gamma 0,8-7m, con apertura f/4; gamma 0,6-3,5m, con apertura f/8
durata del lampo: 1/1000-1/30.000 sec
Prima della nascita delle lampadine flash, i flash per la fotografia erano realizzati con polvere di magnesio che bruciava, grazie all'innesco di una scintilla, generando un lampo di luce molto intenso. Nel 1925 Vierkötter inventò la prima lampadina flash usando polvere incendiaria inserita in un bulbo in vetro in cui era fatto il vuoto, accesa da un filamento di lampadina (lampadine flash a combustione). In questo modo si risolveva il fastidio del fumo e della polvere di ossido di magnesio causati dalla fiamma in atmosfera libera.
Inizialmente le lampadine flash erano singole e usa e getta, realizzate con bulbi di lampadine vere e proprie, con diversi tipi di innesco (a vite, a baionetta, ecc) e spesso potevano essere pericolosi da usare.
La diffusione delle pile a secco aprì la strada ai primi flash ad accensione elettrica.
Il flash deve essere sincronizzato con l'apertura dell'otturatore. Nei primi flash la sincronia veniva realizzata manualmente facendo scattare il flash e contemporaneamente l'otturatore.
Grazie all'invenzione dei contatti hot shoe inseriti sugli apparecchi fotografici è diventata possibile la sincronizzazione del flash con lo scatto dell'otturatore.
La parte superiore è costituita da un altro parallelepipedo disposto trasversalmente in cui è alloggiata la lampada, rivolta frontalmente. Sotto alla lampada è presente una fotocellula.
Sulla parete posteriore si trovano alcuni comandi d'uso: l'interruttore di accensione con la spia di pronto lampo (che indica quando il flash è pronto da usare ovvero quando il condensatore si è caricato), un selettore per la modalità d'uso (automatico, manuale), due tabelle che indicano, al variare della sensibilità della pellicola impiegata ( da 50 a 1600 ISO), le aperture del diaframma consigliate (da f/2,8 a f/22) a seconda della distanza di ripresa (da 1,2 a 40m, oppure da 4 a 130ft).
Lateralmente è presente il vano porta batterie, coperto da uno sportello in plastica.
Sotto è presente lo zoccolo per l'innesto a slitta sull'apparecchio fotografico con rotella per il fissaggio.
Caratteristiche tecniche:
numero guida: 28 a 100 ISO
tempo di ricarica: 8sec con batterie alcalino manganese
numero di lampi: circa 220 con batterie alcalino manganese
distanza d'illuminazione a 100ISO con obiettivo di focale 35mm: gamma 0,8-7m, con apertura f/4; gamma 0,6-3,5m, con apertura f/8
durata del lampo: 1/1000-1/30.000 sec
Prima della nascita delle lampadine flash, i flash per la fotografia erano realizzati con polvere di magnesio che bruciava, grazie all'innesco di una scintilla, generando un lampo di luce molto intenso. Nel 1925 Vierkötter inventò la prima lampadina flash usando polvere incendiaria inserita in un bulbo in vetro in cui era fatto il vuoto, accesa da un filamento di lampadina (lampadine flash a combustione). In questo modo si risolveva il fastidio del fumo e della polvere di ossido di magnesio causati dalla fiamma in atmosfera libera.
Inizialmente le lampadine flash erano singole e usa e getta, realizzate con bulbi di lampadine vere e proprie, con diversi tipi di innesco (a vite, a baionetta, ecc) e spesso potevano essere pericolosi da usare.
La diffusione delle pile a secco aprì la strada ai primi flash ad accensione elettrica.
Il flash deve essere sincronizzato con l'apertura dell'otturatore. Nei primi flash la sincronia veniva realizzata manualmente facendo scattare il flash e contemporaneamente l'otturatore.
Grazie all'invenzione dei contatti hot shoe inseriti sugli apparecchi fotografici è diventata possibile la sincronizzazione del flash con lo scatto dell'otturatore.
definizione
flash fotografico elettronico, automatico e manuale, a batterie
misure
altezza: 11,5 cm ca.; larghezza: 7 cm ca.; lunghezza: 6,5 cm ca.; peso: 160 g ca.
materiali
plastica; metallo
iscrizioni
C 28 (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Hedgecoe J., Fotografare : tecnica e arte, Milano, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1976
tipologia
flash fotografico
scheda ICCD
PST