Macchina fotografica stereoscopica J. Richard Vérascope 7x13


1910 - 1930

inventario
IGB-8756
autori
collocazione
deposito
descrizione
Questo apparecchio è costituito da due parti in metallo: il corpo macchina di forma trapezoidale e il magazzino porta pellicola di forma parallelepipeda.
L'apparecchio è contenuto in una custodia in pelle nera rivestita internamente in velluto verde. La custodia ha una serratura in metallo (la chiave è mancante) ed una maniglia in pelle per il trasporto.
Il corpo macchina è costituito da due camere oscure ciascuna facente capo ad un obiettivo. I due obiettivi, montati su un unico telaio, sono uguali, con diaframmi ad iride accoppiati, comandati simultaneamente mediante una leva posta nella parte inferiore della parete frontale (aperture possibili da 6,3 a 32).
La messa a fuoco avviene mediante un dispositivo a leve posto inferiormente che permette di avvicinare ed allontanare il telaio porta obiettivi.
La distanza di posa si legge inferiormente su tacche con distanze in metri (da 1 a infinito).
L'otturatore centrale ha due modalità d'uso: istantanea e posa, selezionabili mediante una interruttore posto nella parte alta della parete frontale.
Nel caso di ripresa istantanea, la velocità di scatto (da 1/9 a 1/150 di sec) viene selezionata mediante una piccola manopola posta vicino al comando dei diaframmi.
Una levetta posta al centro permette la carica dell'otturatore e lo scatto può avvenire attraverso una levetta posta sopra alla parete frontale o con un comando pneumatico che può essere alloggiato in un apposito dispositivo posto superiormente (il comando pneumatico è mancante).
Sono presenti due mirini: uno prismatico centrale con visione dall'alto ed uno laterale estraibile costituito da una lente piano convessa con croce per l'uso verticale dell'apparecchio.
Superiormente ed inferiormente, due livelle a bolla permettono il corretto posizionamento dell'apparecchio.
Un foro praticato tra le due camere oscure permette il posizionamento dell'apparecchio su un piedistallo.
Nella parete posteriore si inserisce il magazzino porta pellicola 7x13cm con contapose automatico. Il magazzino è dotato di uno sportello scorrevole per proteggere la pellicola dalla luce durante il posizionamento nell'apparecchio.
Il magazzino ha una maniglia in metallo per facilitare l'estrazione ed è fissato all'apparecchio mediante un appositivo dispositivo a leva.
E' possibile cambiare magazzino portapellicole con un magazzino porta lastre di formato 6x13 cm.
Accessori: Obiettivi Tessar Zeiss 1:6,3 F=8,5, magazzino porta pellicola in rullo formato 7x13 cm, custodia.

La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale.
I primi studi moderni sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni.
Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini.
Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851.
Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida.
Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili.
Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo).
Tra il 1850 e il 1870 vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
Le riprese stereoscopiche furono soprattutto appannaggio di fotografi professionisti e meno di amatori.
Il commercio di immagini stereoscopiche di luoghi vicini e lontani e la moda dilagante fra le classi abbienti di collezionarne in grande quantità possono essere spiegati riconducendosi al desiderio di scoperta del mondo che caratterizza la seconda metà dell' '800.
Il successo della fotografia stereoscopica proseguì fino al 1930 per riprendere brevemente negli anni '50 e '60. In quegli anni il View Master fu l'ultimo sistema stereoscopico largamente diffuso.
definizione
apparecchio fotografico stereoscopico, a magazzino per pellicola in rullo
misure
altezza: 8 cm ca.; larghezza: 16,5 cm ca.; profondità: 13 cm ca.; peso: 1,92 kg ca.; profondità: 10,5 cm (custodia); larghezza: 19 cm (custodia); altezza: 16 cm (custodia)
materiali
metallo; vetro; pelle; velluto
acquisizione
Seghetti, Sergio (1984)
iscrizioni
VERASCOPE B.TE' S.G.D.G. 45081 (documentaria)
MUSEO SCIENZA 8756 MILANO (documentaria)
1.24 43275 (documentaria)
VERASCOPE BREVETE S.G.D.G. (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Richard J., Vérascope Glyphoscope Taxiphote Homéos : 1925, Parigi, J. Richard, 1925
tipologia
apparecchio fotografico
scheda ICCD
PST