Tuta spaziale sovietica con seggiolino della Sojuz


1973 - 1975

inventario
D-1424
collocazione
M2/ Spazio
descrizione
Seggiolino per navicella Sojuz e tuta spaziale sovietica.
La culla, che costituisce la parte strutturale del seggiolino, è realizzata con un'apposita lega che garantisce leggerezza ma anche un alto assorbimento degli shock meccanici mentre la parte imbottita è prodotta con un materiale morbido e spugnoso di colore blu opportunamente sagomato per garantire una seduta comoda e impedire qualsiasi contatto fra la tuta dell'astronauta e le parti in metallo. Un eventuale strappo che dovesse crearsi, infatti, costituirebbe un problema di gravissima portata.
Sull'imbottitura è cucita anche un'etichetta con riportate le iniziali del cosmonauta sovietico Zalyotin (3CB che, in cirillico, sta per ZSV cioè Zalyotin Sergej Viktorovich) e la lettera C (ovvero S, iniziale della parola russa sredniy che significa medio) che indica la posizione centrale occupata dal comandante in cabina.
Sono presenti alcune cinture di sicurezza mentre nel centro, agganciata nella parte bassa del seggiolino, è collocata una lunga leva che funge da cloche; questa consente all'astronauta di governare l'assetto della navicella mentre nella manopola sono posizionati i tasti per attivare le comunicazioni.
La tuta spaziale Sokol K è completa del relativo casco ed è certamente stata utilizzata prima del crollo del muro di Berlino dato che, sulla manica sinistra, è presente la bandiera dell'Unione Sovietica.

Il Seggiolino Kazbek-U è stato progettato per essere utilizzato sulla navicella Sojuz. Quello presente nelle collezioni del Museo venne usato dal cosmonauta russo Sergej Viktorovich Zalyotin nell'aprile 2000 durante la missione Sojuz TM-30, la trentanovesima e ultima diretta alla stazione spaziale russa (precedentemente sovietica) MIR.
La tuta spaziale Sokol K venne sviluppata dalla Zvezda a partire dal 1973 ed è, di fatto, la prima versione della serie Sokol (Falco, in russo).
La sua produzione venne avviata subito dopo la tragedia della Sojuz 11 avvenuta il 29 giugno 1971 che causò la morte dei tre cosmonauti a bordo. Dopo essere stati i primi in grado di raggiungere e di operare a bordo della stazione spaziale Salyut 1, Dobrovolsky, Patsayev e Volkov morirono durante il rientro a terra a causa del malfunzionamento del sistema di sgancio del loro modulo Sojuz. Al momento della separazione dalla stazione, la vibrazione generatasi dall'esplosione delle microcariche attivate per eseguire il distacco furono così forti da causare l'apertura di una valvola dalla quale tutta l'aria della cabina fuoriuscì immediatamente provocando la morte per asfissia dei tre uomini a bordo.
Ad oggi i tre cosmonauti della Sojuz 11 sono gli unici esseri umani morti nello Spazio.
L'incidente impose una sostanziale riprogettazione della Sojuz finalizzata, soprattutto, ad ampliare l'abitacolo. Solo così, infatti, era possibile consentire agli equipaggi di indossare le nuove tute Sokol K, anch'esse appositamente realizzate, durante le fasi di lancio e atterraggio aumentando la sicurezza dei voli. In caso di emergenza, la Sokol K poteva addirittura essere utilizzata per attività extra veicolari permettendo il trasferimento da un veicolo spaziale guasto ad uno di salvataggio; così per lo meno sostenevano i suoi progettisti.
Dal 1973 in poi sono state realizzate in totale cinque versioni della tuta Sokol che, ancora oggi, con il modello Sokol-KV2 viene indossata durante tutti i lanci effettuati con la Sojuz.
Non esistono due seggiolini o due tute spaziali perfettamente identiche; di fatto sono oggetti che vengono modellati sulle caratteristiche fisiche del singolo astronauta. Sono oggetti distinti che però devono formare un tutt'uno perfettamente solidale; è la condizione necessaria per poter proteggere il corpo dell'astronauta dalle enormi accelerazioni e vibrazioni cui è sottoposto durante il lancio.
La navicella russa Sojuz, negli ultimi venti anni, è stata usata come vettore per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale; dal 2011, con la chiusura del progetto Space Shuttle, ha trasportato anche gli astronauti occidentali. I tre membri dell'equipaggio siedono all'interno dell'abitacolo in una scomodissima posizione rannicchiata che devono mantenere per gran parte del viaggio; questo oggi dura circa sei ore ma, in passato, poteva arrivare fino a due giorni.
Superata la fase più critica del lancio e arrivati in orbita gli astronauti possono slacciarsi le cinture di sicurezza e accedere al modulo di servizio, che è agganciato a quello di lancio e di rientro, per compiere un po' di movimento, per cambiarsi la tuta indossandone una leggera di volo e, eventualmente, per andare in bagno.
L'ordine con il quale si posizionano i cosmonauti all'interno della Sojuz segue una gerarchia ben precisa: in centro siede il comandante pilota che, così facendo, può avere di fronte a sé il pannello per il controllo delle funzioni fondamentali della navicella; ai suoi lati si collocano l'ingegnere di volo (il secondo pilota) e lo specialista di missione.
definizione
tuta da cosmonauta sovietica
misure
lunghezza: 60 cm; larghezza: 60 cm; altezza: 120 cm; peso: 22 kg
acquisizione
Spada, Antonio Benedetto (2014)
settore
Spazio
tipologia
tuta da cosmonauta
scheda ICCD
PST