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Impianto sperimentale per rilievi di gruppo turbina Francis - dinamo/freno

Costruzioni Meccaniche Riva 1957 Questo complesso, fornito di una turbina Francis (a una girante) lenta e di una dinamo-freno, comprende anche un circuit idrauico completo di tubazioni, di un cassone di scarico collegato alla bocca di aspirazione, di una pompa di circolazione e di un cassone di carico che riceve l'acqua dalla bocca di mandata di tale pompa, la quale è seguita da una valvola a saracinesca, che serve a variare il regime di funzionamento della turbina. Quest'ultima è provvista del volantino per la regolazione manuale dell'apertura delle pale del distributore. Il collegamento fra l'uscita della girante e il gomito diffusore è costituito da un tubo conico in materiale trasparente, che permette l'osservazione di moti vorticosi allo scarico e di fenomeni di cavitazione nella girante, da eseguirsi possibilmente con illuminazione stroboscopica. Il supporto dell'asse motore è portato dal coperchio posteriore della cassa spirale. Esso è costituito essenzialmente da un cannotto avente anteriormente la sede di un cuscinetto radiale fisso a sfere e, posteriormente, il corispondente oscillante, nonché il cuscinetto assiale di spinta pure a sfere. L'estremità d'albero porta il semigiunto elastico lato dinamo. La turbina poggia con i piedi della cassa spirale su un proprio basamento fissato sul coperchio superiore del cassone di scarico e così pure la dinamo. Quest'ultima è del tipo a carcassa oscillante e porta ai due lati un puntone regolabile a vite, per limitare o bloccarne l'oscillazione. A quello anteriore è fissato il braccio recante il tachimetro, il quale è azionato, tramite una trasmissione, da una puleggia montata sull'estremità d'albero. Il coperchio posteriore porta una livella a bolla usata per controllare la posizione d'equilibrio della carcassa. Ai lati di questo coperchio erano, in origine, fissati due bracci orizzontali graduati rispetto all'asse della dinamo, portanti ciascuno una massa mobile il cui peso, in relazione alla distanza dell'asse, letta lungo il braccio, permettevano di bilanciare e misurare la coppia motrice. Tale dispositivo a bilancia è attualmente mancante e può essere sostituito da un clupometro di tipo più moderno e meno ingombrante. Anche il circuito idraulico deve venir attrezzato per la misurazione del salto tra l'ingresso e l'uscita della turbina, mediante manometro differenziale, e di un dispositivo per la misurazione della portata. IGB-2275

Spillo introduttore di turbina Pelton con tracce di corrosione esemplificativa

Costruzioni Meccaniche Riva 1950 circa La spina, nelle turbine ad azione di tipo Pelton, costituisce l'estremità dell'asta che regola la portata del getto idrico che colpisce le pale della ruota, mettendola in rotazione. Posta coassialmente al tubo introduttore, ultimo tratto della condotta, questa asta, automaticamente o a comando, può spostarsi assialmente. La spina, di forma conica appuntita, a seconda del grado di apertura sporge più o meno dal foro della parte terminale dell'introduttore (bocchello). La superficie interna di quest'ultimo si raccorda gradualmente al detto foro, e termina con un cono più ampio di quello della punta. Tale foro praticato in un anello ricambiabile in materiale molto resistente, ha il bordo affilato e, insieme alla punta della spina, costituisce un'apertura anulare regolable. Il getto che ne esce, grazie alle diverse conicità del bocchello e della punta, si presenta cilindrico e compatto Nei tipi più vecchi, quali quelli esposti, le spine venivano comandate dall'esterno e quindi l'introduttore doveva presentare una curva per il passaggio dell'asta, in prossimità del bocchello. Sovente poi tale curva era preceduta da un'altra di raccordo con la condotta e posta in un piano differente. Ciò induceva, per conseguenza, nel getto, un moto rotatorio, che ne riduceva la compattezza e la potenza. Occorre poi notare che tali turbine, adatte per cadute molto elevate, in casi estrei anche superiori a 1000 m, vengono alimenate da acque raccolte in serbatoi montani posti sesso ai piedi di hiacciai e che, a seconda della natura geologica del luogo, possono esssere per anto ricche di un limo finissimo, ma fortemente abrasivo. Considerando le alte velocità del getto e l'attrito che ne consegue nel bocchello e sulla spina, questi due elementi possono esssere soggetti, specie il secondo, a notevoli fenomeni di erosione i quali scavano solchi ad andamento rettilineo, ma, in presenza di moti rotatori, anche a spirale. Per limitare tali inconvenienti, si applicano, quando possibile, introduttori rettilinei con comando interno oleodinamico della spina. Quest'ultima ha poi la punta ricambiabile ed eseguita in materiali particolarmente resistenti, quali l'acciaio inossidabile e bronzi duri.. IGB-2277

Spillo introduttore di turbina Pelton con tracce di corrosione esemplificativa

Costruzioni Meccaniche Riva 1950 circa La spina, nelle turbine ad azione di tipo Pelton, costituisce l'estremità dell'asta che regola la portata del getto idrico che colpisce le pale della ruota, mettendola in rotazione. Posta coassialmente al tubo introduttore, ultimo tratto della condotta, questa asta, automaticamente o a comando, può spostarsi assialmente. La spina, di forma conica appuntita, a seconda del grado di apertura sporge più o meno dal foro della parte terminale dell'introduttore (bocchello). La superficie interna di quest'ultimo si raccorda gradualmente al detto foro, e termina con un cono più ampio di quello della punta. Tale foro praticato in un anello ricambiabile in materiale molto resistente, ha il bordo affilato e, insieme alla punta della spina, costituisce un'apertura anulare regolabile. Il getto che ne esce, grazie alle diverse conicità del bocchello e della punta, si presenta cilindrico e compatto Nei tipi più vecchi, quali quelli esposti, le spine venivano comandate dall'esterno e quindi l'introduttore doveva presentare una curva per il passaggio dell'asta, in prossimità del bocchello. Sovente poi tale curva era preceduta da un'altra di raccordo con la condotta e posta in un piano differente. Ciò induceva, per conseguenza, nel getto, un moto rotatorio, che ne riduceva la compattezza e la potenza. Occorre poi notare che tali turbine, adatte per cadute molto elevate, in casi estremi anche superiori a 1000 m, vengono alimentate da acque raccolte in serbatoi montani posti sesso ai piedi di ghiacciai e che, a seconda della natura geologica del luogo, possono essere pertanto ricche di un limo finissimo, ma fortemente abrasivo. Considerando le alte velocità del getto e l'attrito che ne consegue nel bocchello e sulla spina, questi due elementi possono essere soggetti, specie il secondo, a notevoli fenomeni di erosione i quali scavano solchi ad andamento rettilineo, ma, in presenza di moti rotatori, anche a spirale. Per limitare tali inconvenienti, si applicano, quando possibile, introduttori rettilinei con comando interno oleodinamico della spina. Quest'ultima ha poi la punta ricambiabile ed eseguita in materiali particolarmente resistenti, quali l'acciaio inossidabile e bronzi duri.. IGB-2278

Spillo introduttore di turbina Pelton con tracce di corrosione esemplificativa

Costruzioni Meccaniche Riva 1950 circa La spina, nelle turbine ad azione di tipo Pelton, costituisce l'estremità dell'asta che regola la portata del getto idrico che colpisce le pale della ruota, mettendola in rotazione. Posta coassialmente al tubo introduttore, ultimo tratto della condotta, questa asta, automaticamente o a comando, può spostarsi assialmente. La spina, di forma conica appuntita, a seconda del grado di apertura sporge più o meno dal foro della parte terminale dell'introduttore (bocchello). La superficie interna di quest'ultimo si raccorda gradualmente al detto foro, e termina con un cono più ampio di quello della punta. Tale foro praticato in un anello ricambiabile in materiale molto resistente, ha il bordo affilato e, insieme alla punta della spina, costituisce un'apertura anulare regolable. Il getto che ne esce, grazie alle diverse conicità del bocchello e della punta, si presenta cilindrico e compatto Nei tipi più vecchi, quali quelli esposti, le spine venivano comandate dall'esterno e quindi l'introduttore doveva presentare una curva per il passaggio dell'asta, in prossimità del bocchello. Sovente poi tale curva era preceduta da un'altra di raccordo con la condotta e posta in un piano differente. Ciò induceva, per conseguenza, nel getto, un moto rotatorio, che ne riduceva la compattezza e la potenza. Occorre poi notare che tali turbine, adatte per cadute molto elevate, in casi estrei anche superiori a 1000 m, vengono alimenate da acque raccolte in serbatoi montani posti sesso ai piedi di hiacciai e che, a seconda della natura geologica del luogo, possono esssere per anto ricche di un limo finissimo, ma fortemente abrasivo. Considerando le alte velocità del getto e l'attrito che ne consegue nel bocchello e sulla spina, questi due elementi possono esssere soggetti, specie il secondo, a notevoli fenomeni di erosione i quali scavano solchi ad andamento rettilineo, ma, in presenza di moti rotatori, anche a spirale. Per limitare tali inconvenienti, si applicano, quando possibile, introduttori rettilinei con comando interno oleodinamico della spina. Quest'ultima ha poi la punta ricambiabile ed eseguita in materiali particolarmente resistenti, quali l'acciaio inossidabile e bronzi duri.. IGB-2279

Ruota idraulica cinese

Siriati La ruota cinese è caratteristica per la sua struttura ed il materiale impiegato. Costruita con materiali lignei diversi, prima, e poi metallici, la ruota a tazze è usata fine al giorno d' oggi e se ne ricordano esecuzioni gigantesche. Le tazze, che nel nostro esemplare sono anch'esse d bambù, possono essere anche delle cassette, e sono disposte in modo da svuotarsi facilmene, una volta giunte al vertice del loro percorso. Pur trattandosi di uno dei tipi più antichi di macchine operatrici usate per il sollevameto idrico, la ruota a tazze ha un predecessore ancora pù antico e primordiale , forse la prima macchina idraulica inventata dall'uomo: la bascula. Si tatta di un bilanciere a bracci disuguali, oscillante alla sommità di un palo, al bordo di un pozzo. Esso, dal lato maggiore, porta, appeso ad una fune o da un'asta, un secchio, che si immerge nel pozzo, sollevando l'altra estremità, la quale portando un contrappeso. Essendo ad azionamento manuale, il sollevamento del secchio richiede, così, uno sforzo ridotto. Questa macchina può essere considerata come una ruota ridotta ad un solo raggio, sia come una noria ridotta ad un solo secchio e perciò non occorre un moto continuo. In questo senso essa è anche precorritrice delle macchine volumetriche alternative. L'origine di questa macchina risale, pare, al terzo millennio a.C. nei paesi d'oriente e da questi giunse anche nell'Europa. La bascula ebbe la sua più probabile origine nell'imitazione dei movimenti del braccio che si immerge in una pozza per estrarne, con la mano, dell'acqua e sollevarla nell'atto di bere. La ruota idraulica, inventata in un tempo più recente, può allora venir considerata un seguito di braccia artificiali, unite ad asse comune, che si immergono l'una dopo l'altra, con moto continuo. IGB-2289