Italografo


1922 - 1943

inventario
IGB-7725
autori
Ansaldo Lorenz (produttore)
collocazione
deposito
descrizione
Fotoricevitore sistemato sul piano superiore di una base, costituta da una scatola in metallo verniciata in bordeau e poggiante su quattro piedini in gomma rossa. All'interno della base si trovano il motore a molla di fabbricazione tedesca e i circuiti elettrici; il motore è caricabile attraverso la manovella inseribile nel lato anteriore. Il piano superiore è apribile per l'accesso al motore. Sul piano è collocato il sistema di ricezione dell'immagine costituito da un rullo portacarta e da una testina di scrittura, rotante attorno al rullo. La testina è collocata su una guida trainata dalla rotazione di una vite senza fine. Il cilindro è asportabile per l'inserimento dei fogli di carta. Sul piano si trova un interruttore per l'avviamento della macchina, un amperometro con scala graduata da -10 a +10 ampere, un indicatore mobile su una scala graduata da 70 a 90, due boccole e un pulsante. Sul lato posteriore si trovano quattro boccole. Il fotoricevitore è accessoriato con la manovella per il caricamento del motore, dotata di impugnatura in legno verniciata di nero.

L'Italografo, messo a punto nel corso degli anni '20 del '900, rappresenta, insieme al Pantelegrafo di Giovanni Caselli (1856) e al Belinografo del francese Edouard Belin (1907), uno dei precursori degli odierni apparecchi telefax. Allo stesso modo del Belinografo, l'Italografo sfruttava i segnali radio per la trasmissione a distanza delle immagini e necessitava il collegamento ad un radioricevitore. I segnali radio erano emessi da una stazione trasmittente che utilizzava un cliché in rame rappresentante il negativo dell'immagine da inviare. A livello di ricezione dell'immagine, l'apparecchio ricevente impiegava un procedimento elettrochimico: il tracciamento dei segni sulla carta avveniva a seguito del passaggio di un segnale elettrico tra la punta della testina ed il rullo attraverso la carta inumidita in una soluzione di ioduro di potassio ed amido; il passaggio della corrente produceva la decomposizione della soluzione, il risultato della quale lasciava sul foglio un segno la cui tinta variava al variare dell'intensità della corrente. Gli apparecchi fotoricevitori ebbero una grande importanza per il giornalismo, consentendo la circolazione delle immagini a grandi distanza e in tempi brevi; in Europa, inoltre, erano attive anche delle speciali stazioni che effettuavano radiotrasmissioni di fototelegrafia.
definizione
fotoricevitore
misure
altezza: 25 cm ca.; larghezza: 35 cm ca.; lunghezza: 20 cm ca.
materiali
metallo; bachelite; legno; gomma
acquisizione
Donner Flori, Erminio (1966)
iscrizioni
ANSALDO - LORENZ / ITALOGRAFO / GENOVA - CORNIGLIANO (commerciale)
STEHLE (commerciale)
MADE IN GERMANY (documentaria)
SUPERIOR QUALITY (documentaria)
7725 (inventariale)
settore
Telecomunicazioni
bibliografia
Guerra U., Norme e consigli per ottenere buone ricezioni fototelegrafiche, in Radio Tecnica : Organo ufficiale della Associazione Italiana di fototelegrafia e televisione, Roma, Palombi, 1929, anno II, n.2, 2, pp. 5-8
tipologia
fotoricevitore
scheda ICCD
PST