Motore ed anello di Pacinotti
1955 circa
inventario
IGB-4654
autori
Pacinotti, Antonio
(inventore)
; Fumeo Amedeo S.A.
(costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Questo dispositivo è costituito da uno statore, fissato ad una base in metallo poggiante su quattro piedini, da un rotore ad anello (a sei poli) che ruota al suo interno con il relativo collettore.
Lo statore è costituito da un anello in ferro su cui sono fissati due avvolgimenti necessari per generare un campo magnetico temporaneo. Le estremità di ogni avvolgimento sono collegate ad una boccola di connessione e ad un'estremità del collettore del rotore.
All'interno di questo anello è inserito il rotore ad anello costituito da sei avvolgimenti collegati in serie. Ciascun avvolgimento è collegato anche con una lamina in rame fissata sul collettore. Il collettore è costituito da un cilindro in materiale isolante che ruota insieme all'anello.
Due spazzole, in posizioni fisse, strisciano su tali lamine prelevando così la corrente. Questa corrente (praticamente continua) viene poi prelevata attraverso i serrafili.
All'albero motore sul quale sono fissati rotore e collettore, dalla parte opposta rispetto a quest'ultimo, è fissata una puleggia per la trasmissione del moto mediante una cinghia.
Due morsetti di serraggio tengono in posizione l'albero motore.
Antonio Pacinotti progettò la sua macchina magneto-elettrica nel 1858 e la realizzò nel 1860.
Nel 1863 Pacinotti pubblicò sulla rivista "Il nuovo cimento" un articolo in cui descriveva la sua "macchinetta magneto-elettrica" ed anche alcuni possibili eperimenti.
Dal punto di vista tecnologico, l'apparecchio era destinato a far compiere un salto di qualità ai generatori di corrente continua.
Il geniale inventore trascurò tuttavia di brevettare il suo dispositivo che venne poi brevettato da un operaio di una ditta tedesca, Zenobe Gramme, nel 1869, a cui Pacinotti si era rivolto per realizzarlo. Nel 1871 Gramme iniziò la produzione industriale della macchina.
La priorità scientifica di Pacinotti non fu mai messa in dubbio ma egli trascorse la sua vita tra reclami e rivendicazioni.
Questo anello di Pacinotti, realizzato a metà del XX secolo per compiere esperimenti in laboratori didattici, mostra come fosse ancora un dispositivo utile ed attuale per mostrare il funzionamento reversibile di una macchina come generatore di corrente elettrica continua e come motore elettrico.
Questo dispositivo faceva probabilmente parte del materiale in dotazione al "Centro di Fisica Sperimentale" dell'allora denominato "Museo della Scienza e Tecnica Leonardo da Vinci" di Milano.
L'idea del Centro di Fisica nacque contestualmente alla nascita del Museo: l'allestimento prevedeva una sezione di Fisica con scopi didattici che contenesse esperimenti in atto, a disposizione permanente del visitatore. Ma la visione di un evento all'interno di una vetrina non era sufficiente: iniziò così la raccolta di strumenti ed accessori moderni per realizzare esperimenti che potessero essere effettuati direttamente dall'utente.
Da subito questa attività sperimentale attirò l'attenzione di funzionari ministeriali ed insegnanti.
Nel frattempo, nel 1955, nel nuovo edificio del Museo, detto Monumentale, vennero collocati le aule, i laboratori, gli impianti, le officine, le sale studio, necessari per ospitare il nascente Centro di Fisica Sperimentale.
Nello stesso anno venne organizzato il primo corso per insegnanti degli Istituti Tecnici, organizzato dal prof. Tommaso Collodi, già Ispettore Centrale P.I. ed allora Direttore Didattico Nazionale per l'Istruzione Tecnica.
I risultati furono così soddisfacenti che anche i Licei e gli Istituti Magistrali cominciarono ad organizzarne per i loro professori.
Oltre alla qualità delle attività offerte, quest'iniziativa si inseriva in un contesto di difficoltà legate alla fine della Guerra , di povertà dei gabinetti scolastici, di scarsa preparazione di molti insegnanti.
Il Museo offriva alla Scuola uno strumento efficace ed immediato per risalire la china.
I corsi di aggiornamento dei professori, inizialmente della durata di sei giorni, divennero ben presto di dieci/quindici giorni e comprendevano: un gruppo di conferenze tenute da professori universitari o esperti qualificati, lezioni sperimentali, esercitazioni individuali o in piccoli gruppi, lezioni a livello secondario tenute dagli stessi partecipanti, proiezioni di materiale sul tema, visite d'istruzione.
Fin dall'inizio molte scuole cominciarono ad affluire al centro di Fisica con i loro studenti per assistere a lezioni sperimentali.
Il prestigio del Museo e del suo Centro di Fisica ebbero autorevolissimi riconoscimenti anche in campo internazionale soprattutto attraverso l'O.C.D.E. (Organisation de Coopération et de Développement Economique) che riconosceva l'importanza dell'insegnamento scientifico e promuoveva nuovi metodi d'insegnamento e di sperimentazione.
Altre due importanti iniziative si affiancarono, a metà degli anni sessanta, alle attività del Centro di Fisica: la creazione di una mostra permanente di materiale scientifico-didattico (realizzata con materiali forniti dalle ditte costruttrici) e la nascita di una biblioteca di consultazione specializzata riguardante l'insegnamento della Fisica a livello secondario.
Il Centro di Fisica, fiore all'occhiello del Museo, è rimasto in funzione per circa 40 anni.
Lo statore è costituito da un anello in ferro su cui sono fissati due avvolgimenti necessari per generare un campo magnetico temporaneo. Le estremità di ogni avvolgimento sono collegate ad una boccola di connessione e ad un'estremità del collettore del rotore.
All'interno di questo anello è inserito il rotore ad anello costituito da sei avvolgimenti collegati in serie. Ciascun avvolgimento è collegato anche con una lamina in rame fissata sul collettore. Il collettore è costituito da un cilindro in materiale isolante che ruota insieme all'anello.
Due spazzole, in posizioni fisse, strisciano su tali lamine prelevando così la corrente. Questa corrente (praticamente continua) viene poi prelevata attraverso i serrafili.
All'albero motore sul quale sono fissati rotore e collettore, dalla parte opposta rispetto a quest'ultimo, è fissata una puleggia per la trasmissione del moto mediante una cinghia.
Due morsetti di serraggio tengono in posizione l'albero motore.
Antonio Pacinotti progettò la sua macchina magneto-elettrica nel 1858 e la realizzò nel 1860.
Nel 1863 Pacinotti pubblicò sulla rivista "Il nuovo cimento" un articolo in cui descriveva la sua "macchinetta magneto-elettrica" ed anche alcuni possibili eperimenti.
Dal punto di vista tecnologico, l'apparecchio era destinato a far compiere un salto di qualità ai generatori di corrente continua.
Il geniale inventore trascurò tuttavia di brevettare il suo dispositivo che venne poi brevettato da un operaio di una ditta tedesca, Zenobe Gramme, nel 1869, a cui Pacinotti si era rivolto per realizzarlo. Nel 1871 Gramme iniziò la produzione industriale della macchina.
La priorità scientifica di Pacinotti non fu mai messa in dubbio ma egli trascorse la sua vita tra reclami e rivendicazioni.
Questo anello di Pacinotti, realizzato a metà del XX secolo per compiere esperimenti in laboratori didattici, mostra come fosse ancora un dispositivo utile ed attuale per mostrare il funzionamento reversibile di una macchina come generatore di corrente elettrica continua e come motore elettrico.
Questo dispositivo faceva probabilmente parte del materiale in dotazione al "Centro di Fisica Sperimentale" dell'allora denominato "Museo della Scienza e Tecnica Leonardo da Vinci" di Milano.
L'idea del Centro di Fisica nacque contestualmente alla nascita del Museo: l'allestimento prevedeva una sezione di Fisica con scopi didattici che contenesse esperimenti in atto, a disposizione permanente del visitatore. Ma la visione di un evento all'interno di una vetrina non era sufficiente: iniziò così la raccolta di strumenti ed accessori moderni per realizzare esperimenti che potessero essere effettuati direttamente dall'utente.
Da subito questa attività sperimentale attirò l'attenzione di funzionari ministeriali ed insegnanti.
Nel frattempo, nel 1955, nel nuovo edificio del Museo, detto Monumentale, vennero collocati le aule, i laboratori, gli impianti, le officine, le sale studio, necessari per ospitare il nascente Centro di Fisica Sperimentale.
Nello stesso anno venne organizzato il primo corso per insegnanti degli Istituti Tecnici, organizzato dal prof. Tommaso Collodi, già Ispettore Centrale P.I. ed allora Direttore Didattico Nazionale per l'Istruzione Tecnica.
I risultati furono così soddisfacenti che anche i Licei e gli Istituti Magistrali cominciarono ad organizzarne per i loro professori.
Oltre alla qualità delle attività offerte, quest'iniziativa si inseriva in un contesto di difficoltà legate alla fine della Guerra , di povertà dei gabinetti scolastici, di scarsa preparazione di molti insegnanti.
Il Museo offriva alla Scuola uno strumento efficace ed immediato per risalire la china.
I corsi di aggiornamento dei professori, inizialmente della durata di sei giorni, divennero ben presto di dieci/quindici giorni e comprendevano: un gruppo di conferenze tenute da professori universitari o esperti qualificati, lezioni sperimentali, esercitazioni individuali o in piccoli gruppi, lezioni a livello secondario tenute dagli stessi partecipanti, proiezioni di materiale sul tema, visite d'istruzione.
Fin dall'inizio molte scuole cominciarono ad affluire al centro di Fisica con i loro studenti per assistere a lezioni sperimentali.
Il prestigio del Museo e del suo Centro di Fisica ebbero autorevolissimi riconoscimenti anche in campo internazionale soprattutto attraverso l'O.C.D.E. (Organisation de Coopération et de Développement Economique) che riconosceva l'importanza dell'insegnamento scientifico e promuoveva nuovi metodi d'insegnamento e di sperimentazione.
Altre due importanti iniziative si affiancarono, a metà degli anni sessanta, alle attività del Centro di Fisica: la creazione di una mostra permanente di materiale scientifico-didattico (realizzata con materiali forniti dalle ditte costruttrici) e la nascita di una biblioteca di consultazione specializzata riguardante l'insegnamento della Fisica a livello secondario.
Il Centro di Fisica, fiore all'occhiello del Museo, è rimasto in funzione per circa 40 anni.
definizione
macchina elettromagnetica con indotto rotante ad anello a sei poli ed induttore fisso
misure
altezza: 23 cm ca.; larghezza: 23 cm ca.; lunghezza: 18 cm ca.
materiali
ferro; rame; metallo; materiale plastico
acquisizione
Fumeo S.A. (1955)
iscrizioni
APP A.P. N°2807
ALIMENTAZIONE
V12 A2,5 CORR. = ~ (documentaria)
settore
Strumentazione tecnico scientifica
bibliografia
Pacinotti A., Descrizione di una macchinetta elettro-magnetica, in Il Nuovo Cimento : Giornale di Fisica, Chimica e Storia Naturale, Pisa, 1863, XIX, pp. 378-384
Parazzoli A., Lezioni Elementari di Elettricità Industriale, Roma, Gli editori dell'"Elettricista", 1903
Battelli A., Battelli F., Trattato pratico di Misure e Ricerche Elettriche, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 1898
Parazzoli A., Lezioni Elementari di Elettricità Industriale, Roma, Gli editori dell'"Elettricista", 1903
Battelli A., Battelli F., Trattato pratico di Misure e Ricerche Elettriche, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 1898
tipologia
macchina elettromagnetica
scheda ICCD
PST