vacuometro di Pirani + Philips tipo VP+PhN
1960 ca. - 1970 ca.
inventario
IGB-11243
autori
Ing. Brizio Basi & C.
(progettista/ costruttore)
; Pirani, Marcello Stefano
(inventore)
collocazione
deposito
descrizione
Le ampolle di misura Pirani e l'ampolla di misura Philips, che costituitscono lo strumento, sono protette da una custodia in metallo di forma parallelepipeda. Il pannello frontale di questa custodia è interamente occupato dal quadrante di misura e dai dispositivi d'uso.
Il commutatore di comando posto a sinistra permette di selezionare cinque posizioni: "0" per spegnere lo strumento (in questo caso la spia di funzionamento in alto sarà spenta, negli altri casi accesa), "V" per effettuare la regolazione del punto zero dello strumento manovrando la manopola del reostato posta sotto allo strumento indicatore fino a posizionare la lancetta indicatrice sul segno rosso centrale, "P1" e "P2" per il collegamento delle ampolle Pirani, "Ph" per il collegamento dell'ampolla Philips.
Attraverso l'apposito foro presente sulla custodia esterna delle ampolle è possibile regolare l'indice dello strumento con il fondo scala di sinistra (760mmHg).
Lo strumento è tarato per aria secca in mm di colonna di mercurio e le scale di misura sono due: una per la sezione Pirani, l'altra per la sezione Philips.
Per il vacuometro Pirani l'ampiezza della scala va dalla pressione atmosferica a 0,001mmHg. Per il vacuometro Philips si utilizzano due scale: quella nera con ampiezza da 0,025 a 0,0001 mmHg, quella rossa da 0,0001 a 0,00001 mmHg.
Sul retro sono inseriti la presa bipolare per il cavo di alimentazione di rete e il relativo selettore per la tensione (da 110 a 280V), le prese per il collegamento dei cordoni quadripolari delle ampolle Pirani, le prese per il collegamento dell'ampolla Philips al telaio mediante il cavo coassiale per A.T., la boccola della messa a terra per il Vacuometro Philips.
Questo dispositivo faceva probabilmente parte del materiale in dotazione al "Centro di Fisica Sperimentale" dell'allora denominato "Museo della Scienza e Tecnica Leonardo da Vinci" di Milano o del materiale fornito dalle case costruttrici per la "Mostra di Materiale Scientifico Didattico per l'Insegnamento della Fisica".
L'idea del Centro di Fisica nacque contestualmente alla nascita del Museo: l'allestimento prevedeva una sezione di Fisica con scopi didattici che contenesse esperimenti in atto, a disposizione permanente del visitatore. Ma la visione di un evento all'interno di una vetrina non era sufficiente: iniziò così la raccolta di strumenti ed accessori moderni per realizzare esperimenti che potessero essere effettuati direttamente dall'utente.
Da subito questa attività sperimentale attirò l'attenzione di funzionari ministeriali ed insegnanti.
Nel frattempo, nel 1955, nel nuovo edificio del Museo, detto Monumentale, vennero collocati le aule, i laboratori, gli impianti, le officine, le sale studio, necessari per ospitare il nascente Centro di Fisica Sperimentale.
Nello stesso anno venne organizzato il primo corso per insegnanti degli Istituti Tecnici, organizzato dal prof. Tommaso Collodi, già Ispettore Centrale P.I. ed allora Direttore Didattico Nazionale per l'Istruzione Tecnica.
I risultati furono così soddisfacenti che anche i Licei e gli Istituti Magistrali cominciarono ad organizzarne per i loro professori.
Oltre alla qualità delle attività offerte, quest'iniziativa si inseriva in un contesto di difficoltà legate alla fine della Guerra , di povertà dei gabinetti scolastici, di scarsa preparazione di molti insegnanti.
Il Museo offriva alla Scuola uno strumento efficace ed immediato per risalire la china.
I corsi di aggiornamento dei professori, inizialmente della durata di sei giorni, divennero ben presto di dieci/quindici giorni e comprendevano: un gruppo di conferenze tenute da professori universitari o esperti qualificati, lezioni sperimentali, esercitazioni individuali o in piccoli gruppi, lezioni a livello secondario tenute dagli stessi partecipanti, proiezioni di materiale sul tema, visite d'istruzione.
Fin dall'inizio molte scuole cominciarono ad affluire al centro di Fisica con i loro studenti per assistere a lezioni sperimentali.
Il prestigio del Museo e del suo Centro di Fisica ebbero autorevolissimi riconoscimenti anche in campo internazionale soprattutto attraverso l'O.C.D.E. (Organisation de Coopération et de Développement Economique) che riconosceva l'importanza dell'insegnamento scientifico e promuoveva nuovi metodi d'insegnamento e di sperimentazione.
Il Centro di Fisica, fiore all'occhiello del Museo, è rimasto in funzione fino al 1984.
Altre due importanti iniziative si affiancarono, a metà degli anni sessanta, alle attività del Centro di Fisica: la creazione di una Mostra Permanente di Materiale Scientifico-Didattico (realizzata con materiali forniti dalle ditte costruttrici) e la nascita di una biblioteca di consultazione specializzata riguardante l'insegnamento della Fisica a livello secondario.
La Mostra, realizzata nel 1965, raccolse molte apparecchiature presentate dalle case costruttrici di materiale didattico allora presenti sul mercato: Alfa Tecnica, Didattica Amatori, S.A.E.L., Brizio Basi, Esso Standard Italiana, Forniture Scolastiche, Leybold-Chima, Officine Galileo, Phywe Italiana, G.B. Pravia & C., Philips, Polaroid, S.E.C.I.,, S.I.A.S., Silvestar, U.N.A.
La partecipazione da parte delle aziende era gratuita ma il Museo si riservava di scegliere fra il materiale presentato quello ritenuto più conveniente ed efficace per la scuola.
Il materiale venne presentato allestito su tavoli con esperimenti già pronti e realizzabili dai docenti o dai tecnici del Museo.
Il commutatore di comando posto a sinistra permette di selezionare cinque posizioni: "0" per spegnere lo strumento (in questo caso la spia di funzionamento in alto sarà spenta, negli altri casi accesa), "V" per effettuare la regolazione del punto zero dello strumento manovrando la manopola del reostato posta sotto allo strumento indicatore fino a posizionare la lancetta indicatrice sul segno rosso centrale, "P1" e "P2" per il collegamento delle ampolle Pirani, "Ph" per il collegamento dell'ampolla Philips.
Attraverso l'apposito foro presente sulla custodia esterna delle ampolle è possibile regolare l'indice dello strumento con il fondo scala di sinistra (760mmHg).
Lo strumento è tarato per aria secca in mm di colonna di mercurio e le scale di misura sono due: una per la sezione Pirani, l'altra per la sezione Philips.
Per il vacuometro Pirani l'ampiezza della scala va dalla pressione atmosferica a 0,001mmHg. Per il vacuometro Philips si utilizzano due scale: quella nera con ampiezza da 0,025 a 0,0001 mmHg, quella rossa da 0,0001 a 0,00001 mmHg.
Sul retro sono inseriti la presa bipolare per il cavo di alimentazione di rete e il relativo selettore per la tensione (da 110 a 280V), le prese per il collegamento dei cordoni quadripolari delle ampolle Pirani, le prese per il collegamento dell'ampolla Philips al telaio mediante il cavo coassiale per A.T., la boccola della messa a terra per il Vacuometro Philips.
Questo dispositivo faceva probabilmente parte del materiale in dotazione al "Centro di Fisica Sperimentale" dell'allora denominato "Museo della Scienza e Tecnica Leonardo da Vinci" di Milano o del materiale fornito dalle case costruttrici per la "Mostra di Materiale Scientifico Didattico per l'Insegnamento della Fisica".
L'idea del Centro di Fisica nacque contestualmente alla nascita del Museo: l'allestimento prevedeva una sezione di Fisica con scopi didattici che contenesse esperimenti in atto, a disposizione permanente del visitatore. Ma la visione di un evento all'interno di una vetrina non era sufficiente: iniziò così la raccolta di strumenti ed accessori moderni per realizzare esperimenti che potessero essere effettuati direttamente dall'utente.
Da subito questa attività sperimentale attirò l'attenzione di funzionari ministeriali ed insegnanti.
Nel frattempo, nel 1955, nel nuovo edificio del Museo, detto Monumentale, vennero collocati le aule, i laboratori, gli impianti, le officine, le sale studio, necessari per ospitare il nascente Centro di Fisica Sperimentale.
Nello stesso anno venne organizzato il primo corso per insegnanti degli Istituti Tecnici, organizzato dal prof. Tommaso Collodi, già Ispettore Centrale P.I. ed allora Direttore Didattico Nazionale per l'Istruzione Tecnica.
I risultati furono così soddisfacenti che anche i Licei e gli Istituti Magistrali cominciarono ad organizzarne per i loro professori.
Oltre alla qualità delle attività offerte, quest'iniziativa si inseriva in un contesto di difficoltà legate alla fine della Guerra , di povertà dei gabinetti scolastici, di scarsa preparazione di molti insegnanti.
Il Museo offriva alla Scuola uno strumento efficace ed immediato per risalire la china.
I corsi di aggiornamento dei professori, inizialmente della durata di sei giorni, divennero ben presto di dieci/quindici giorni e comprendevano: un gruppo di conferenze tenute da professori universitari o esperti qualificati, lezioni sperimentali, esercitazioni individuali o in piccoli gruppi, lezioni a livello secondario tenute dagli stessi partecipanti, proiezioni di materiale sul tema, visite d'istruzione.
Fin dall'inizio molte scuole cominciarono ad affluire al centro di Fisica con i loro studenti per assistere a lezioni sperimentali.
Il prestigio del Museo e del suo Centro di Fisica ebbero autorevolissimi riconoscimenti anche in campo internazionale soprattutto attraverso l'O.C.D.E. (Organisation de Coopération et de Développement Economique) che riconosceva l'importanza dell'insegnamento scientifico e promuoveva nuovi metodi d'insegnamento e di sperimentazione.
Il Centro di Fisica, fiore all'occhiello del Museo, è rimasto in funzione fino al 1984.
Altre due importanti iniziative si affiancarono, a metà degli anni sessanta, alle attività del Centro di Fisica: la creazione di una Mostra Permanente di Materiale Scientifico-Didattico (realizzata con materiali forniti dalle ditte costruttrici) e la nascita di una biblioteca di consultazione specializzata riguardante l'insegnamento della Fisica a livello secondario.
La Mostra, realizzata nel 1965, raccolse molte apparecchiature presentate dalle case costruttrici di materiale didattico allora presenti sul mercato: Alfa Tecnica, Didattica Amatori, S.A.E.L., Brizio Basi, Esso Standard Italiana, Forniture Scolastiche, Leybold-Chima, Officine Galileo, Phywe Italiana, G.B. Pravia & C., Philips, Polaroid, S.E.C.I.,, S.I.A.S., Silvestar, U.N.A.
La partecipazione da parte delle aziende era gratuita ma il Museo si riservava di scegliere fra il materiale presentato quello ritenuto più conveniente ed efficace per la scuola.
Il materiale venne presentato allestito su tavoli con esperimenti già pronti e realizzabili dai docenti o dai tecnici del Museo.
definizione
vacuometro elettronico a due sensori
misure
altezza: 13 cm ca.; larghezza: 21 cm ca.; lunghezza: 21 cm ca.
materiali
metallo; plastica; gomma
iscrizioni
VP + PhNS n.3576 (documentaria)
V.P. + PhNS 3576 MOD CI6R COD 20-429 N°332879 (documentaria)
V.P. + PhNS 3576 MOD CI6R COD 20-429 N°332879 (documentaria)
settore
Strumentazione tecnico scientifica
bibliografia
Dizionario Ingegneria, Dizionario di Ingegneria, Torino, UTET, 1974
tipologia
vacuometro
scheda ICCD
PST