Marguet Pressa Bi-Film modello BN 2 8_16


1932 ca. - 1950 ca.

inventario
IGB-9316
autori
Marguet (progettista/ costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Dispositivo in metallo costituita da una base di forma rettangolare con una placca in metallo fissa che occupa la metà sinistra della base e che termina, verso il centro, con un profilo tagliente. Sulla placca sono presenti dei dentini in metallo (chiodetti di guida) da utilizzare per posizionare correttamente la pellicola da 8mm o 16mm (fori della pellicola nei chiodati corrispondenti).
Su un lato lungo della base è fissato un perno longitudinale al quale sono vincolate ma libere di ruotare, a sinistra, in corrispondenza della placca fissa, una placca di compressione e a destra un'aletta con la rispettiva placca di compressione.
Dal lato opposto rispetto al perno troviamo il raschiatore ovvero una piccola lamina dentata che può ruotare per essere posizionata in corrispondenza del punto dove la pellicola viene tagliata.

La produzione di un filmato non termina con le riprese effettuate con la cinepresa. Fin dall'inizio della storia del cinema si è vista la necessità di effettuare tagli delle scene riprese o per esigenze narrative nel caso di filmati professionali o per correggere eventuali errori di ripresa o ancora per riparare eventuali rotture della pellicola. Il montaggio del filmato è una composizione delle inquadrature, ottenuta mediante tagli e unioni di pellicole ed una successiva sincronizzazione del sonoro. Se nel caso professionale venne introdotta ben presto la moviola (1924), per filmati amatoriali o a carattere divulgativo si utilizzavano spesso le presse incollatici.
Già nel 1896 Georges Méliès introdusse l'uso di tagli e successivi incollaggi di fotogrammi per ottenere rudimentali effetti speciali. Nel 1915 David Wark Griffith, regista americano, fu il primo ad utilizzare il montaggio per fini narrativi.
Nacque ben presto il lavoro del montatore che doveva tagliare il materiale a disposizione secondo le indicazioni del regista, isolare i singoli elementi e congiungerli a formare le singole scene. Montando tra loro le scene si ottengono le sequenze e poi il film completo.
Se naturalmente si rese da subito necessario utilizzare in ambito professionale strumenti sofisticati come la moviola, soprattutto con l'avvento del sonoro, anche nel campo amatoriale o divulgativo-didattico si dovette ricorrere ben presto alla creazione di dispositivi che semplificassero il taglio e l'incollaggio delle pellicole. Non erano infrequenti le sovrapposizioni inesatte dei due capi di pellicole o le errate distanze tra le perforazioni o le rotture durante le proiezioni. Vennero così ideate le presse incollatici, prima rudimentali (anni '20) costituite da basette in legno con tre alette di cui le due laterali fungevano da presse e quella centrale da taglierina. Poi la pellicola veniva passata con carta abrasiva fine e incollata tenendola nella pressa. Successivamente le presse si perfezionarono, divennero in metallo, con alette con dentini posti alle distanze corrette per inserire i fori di perforazione della pellicola, placche di compressione e taglienti disposti direttamente sulle alette. Esistevano anche presse ad adesivo, ovvero le due parti di pellicola venivano unite mediante un particolare nastro adesivo.
Oggi tutto questo è sorpassato sia in ambito professionale che amatoriale con l'avvento del digitale. Anche quando, in ambito professionale, il girato è in pellicola viene riversato in digitale e lavorato con strumenti informatici. Nel caso amatoriale le videocamere digitali permettono montaggio e qualsiasi tipo di manipolazione (tagli, inserti musicali, dissolvenze, ecc) utilizzando semplici software installati sui computer domestici.
Questa pressa incollatrice della Margot è uno dei primi modelli realizzati compatibile con i due formati 8mm e 16mm. Esisteva anche il modello Tri-Film per i tre formati 8mm, 9.5mm, 16mm.
definizione
pressa incollatrice per pellicole 8mm e 16mm
misure
altezza: 5 cm ca.; larghezza: 14 cm ca.; lunghezza: 12 cm ca.; peso: 410 g ca.; larghezza: 14 cm (scatola); lunghezza: 12 cm (scatola); altezza: 5,5 cm (scatola)
materiali
metallo; cartoncino
acquisizione
Maj, Diomira Santa (1997)
iscrizioni
COLLEUSE MARGUET BI-FILM AUTOMATIQUE MODELE BN 2 8_16 (documentaria)
settore
Fotocinematografia
bibliografia
Liesegang F. P., Il cinematografo : Manuale di cinematografia, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1909
tipologia
pressa incollatrice
scheda ICCD
PST