anaglifo


1910 ca. - 1930 ca.

inventario
IGB-12504
autori
J. Richard S.A. (progettista/ costruttore)
collocazione
deposito
descrizione
Occhiali con montatura in cartoncino bianco e marrone decorato con motivi geometrici, senza stanghette laterali e con sporgenza per l'impugnatura. Le lenti sono costituite da un film trasparente di colore rosso (sinistra) e uno di colore blu (destra) ed hanno forma circolare.

La stereoscopia è una tecnica utilizzata soprattutto nel XIX secolo per ottenere l'illusione di un'immagine tridimensionale.
I primi studi moderni sulla visione stereoscopica si devono a Wheatstone il quale si accorse che due immagini dello stesso soggetto riprese da due punti di vista leggermente differenti, guardate attraverso un dispositivo che permetteva a ciascun occhio di vederne una sola delle due, venivano poi ricomposte dal cervello come se fosse una sola immagine ma come se fosse in tre dimensioni.
Nel 1849, David Brewster creò il primo visore stereoscopico: era costituito da una scatola con forma rastremata con due lenti dalla parte più stretta e l'immagine stereoscopica da quella opposta. All'interno un separatore permetteva ad ogni occhio di vedere una sola delle due immagini.
Una delle prime presentazioni in pubblico di questa tecnica (utilizzando dagherrotipi stereoscopici) si ebbe alla Great Exhibition nel 1851.
Inizialmente, per ottenere le stereoscopie, venivano fatte due riprese dello stesso oggetto con un apparecchio che veniva spostato di qualche centimetro lungo una guida.
Successivamente vennero prodotti i primi apparecchi fotografici bioculari ovvero apparecchi con due obiettivi uguali montati affiancati che permettevano la ripresa simultanea delle due immagini (obiettivi stereo). Con l'introduzione delle macchine a soffietto anche gli apparecchi stereoscopici divennero portatili.
Le stereoscopie venivano poi guardate con appositi visori le cui lenti aiutavano gli occhi a sovrapporre le due immagini e a percepirle come una sola (non si avevano più scatole con separatore in mezzo).
Tra il 1850 e il 1870 vennero venduti migliaia di visori stereoscopici, anche economici, e milioni di stereoscopie, soprattutto di paesaggi, monumenti e ritratti.
Le riprese stereoscopiche furono soprattutto appannaggio di fotografi professionisti e meno di amatori.
Il commercio di immagini stereoscopiche di luoghi vicini e lontani e la moda dilagante fra le classi abbienti di collezionarne in grande quantità possono essere spiegati riconducendosi al desiderio di scoperta del mondo che caratterizza la seconda metà dell' '800.
Nel 1933 venne creato dalla Tru-Vue Company di Rock Island un visore che utilizzava i rullini di pellicola 35mm in bianco e nero come supporto per le immagini stereoscopiche.
Ma fu il visore stereoscopico View-Master della la Sawyer's di Portland a ridare slancio, nel 1938, alla stereoscopia. Il View-Master utilizzava dischetti di cartoncino a supporto di 7 coppie di diapositive a colori da 16mm. Questo visore ottenne un successo crescente negli anni '40 e '50 e passò di mano fino ad essere acquisito dalla Mattel nel 1997 che lo produce ancora oggi come gioco per i bambini.
Nel 1952 venne mandata in onda la prima trasmissione televisiva stereoscopica convertendo in segnali elettromagnetici i film 3-D in bianco e nero. Il sistema utilizzato era quello dell'anaglifia, perciò gli spettatori dovevano essere dotati di appositi occhiali duo color per poter godere dell'effetto tridimensionale. Nel 1981 verranno effettuate trasmissioni a colori.
L'anaglifo è composto da due immagini stereoscopiche monocromatiche, ognuna composta con una dominante di un colore differente (comunemente rosso e blu) e stampate sovrapposte sul medesimo supporto. Queste immagini vengono poi osservate attraverso due filtri (dei due colori dominanti, rosso e blu) in modo tale che ciascun occhio veda solo una delle due immagini. Spesso questi due filtri sono montati su occhiali in cartone, a basso costo e, a volte, di bassa qualità. Il filtro blu permette all'occhio di vedere l'immagine a dominante rossa, viceversa il filtro rosso permette di vedere l'immagine a dominante blu. In questo modo ogni occhio vede la sua immagine che poi il cervello elabora ricreando l'illusione di tridimensionalità.
Questo sistema è anche utilizzato nel cinema tridimensionale perché permette di proiettare la pellicola 3D con un solo proiettore senza la necessità di averne due sincronizzati.
Oggi gli anaglifi vengono creati al computer con appositi programmi, partendo da coppie di immagini stereoscopiche.
Oggi esistono anche occhiali elettronici 3D a cristalli liquidi e visori digitali LCD. La nuova frontiera del 3D risiede nei monitor autostereoscopici, ancora in fase sperimentale, che consentirebbe la visione di immagini stereoscopiche senza l'ausilio di apparati esterni come occhialini o visori.
definizione
occhiali stereoscopici
misure
altezza: 4 cm ca.; larghezza: 11,5 cm ca.; lunghezza: 0,1 cm ca.
materiali
cartoncino; plastica
iscrizioni
DEPOSE 76 UNIS 3 FRANCE (commerciale)
VERASCOPE RICHARD (commerciale)
settore
Fotocinematografia
tipologia
occhiali stereoscopici
scheda ICCD
PST