Prototipo del paracadute della missione ExoMars

inventario
D-1738
collocazione
M2/ Spazio
descrizione
Modello di qualifica del paracadute del lander della missione ExoMars completo di velatura e cavi.
E' realizzato in nylon e kevlar.

Prototipo di paracadute realizzato nel corso dell'attività di ricerca e di sviluppo della missione ExoMars 1 e ExoMars 2 dell'Agenzia Spaziale Europea.
Realizzati in materiali ultraleggeri e altamente resistenti, i paracadute per Marte non sono, nella loro forma essenziale, molto diversi da quelli che vengono usati sulla Terra; sono infatti costruiti con una calotta, o velatura, di forma spesso semisferica e dotata di un foro apicale dal cui bordo scendono fasci di funi convergenti nel punto di sospensione.
Le loro caratteristiche, però, sono specificamente studiate per permettergli di operare con successo in un'atmosfera profondamente differente sia fisicamente che chimicamente da quella terrestre. La pressione dell'atmosfera sulla superficie di Marte, infatti, è solamente lo 0,6% di quella sulla Terra mentre il gas principale che la compone è al 95% anidride carbonica. La sua densità massima è bassissima e molto simile a quella che, sul nostro pianeta, si ha a circa 35 chilometri di altezza; in queste condizioni estremamente rarefatte appare evidente come la sua capacità frenante sia grandemente limitata e come qualsiasi apparato destinato a ridurre la velocità di discesa di una sonda debba avere una elevatissima efficienza in condizioni estreme.
Questo ha una immediata conseguenza sul numero e sulle dimensioni dei paracadute da utilizzare dovendo quest'ultime essere sufficientemente ampie da poter catturare la necessaria quantità di aria.
Mentre quello usato per il lander Schiaparelli della missione ExoMars 1 aveva un diametro di 12 metri quello che avrà il compito di frenare la discesa sulla superficie di Marte del rover di ExoMars 2 sarà di ben 35 metri e sarà il più grande mai realizzato per una missione sul pianeta rosso. In questo secondo caso i paracadute saranno in realtà due, ognuno con un proprio paracadute pilota ad anticiparne e facilitarne l'apertura, e verranno aperti in sequenza.
Marte è stato il primo pianeta del Sistema Solare a essere oggetto di costanti osservazioni da terra grazie al fondamentale lavoro svolto già a partire dal 1877 dall'astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli che, all'epoca, era direttore dell'Osservatorio Astronomico di Brera di Milano.
E', però, anche il pianeta più studiato dalle sonde spaziali che lo raggiunsero per la prima volta nel 1965 (con la missione Mariner 4) e che, negli anni Settanta, con il progetto Viking, riuscirono ad atterrare sulla superficie per fotografarla e per compiere analisi fisico-chimiche del suolo con l'obiettivo di cercare tracce di vita.
Con questa stessa finalità sono state lanciate in seguito molte altre sonde americane, europee e, più di recente, cinesi.
L'Agenzia Spaziale Europea, negli ultimi anni, ha promosso un ambizioso piano per Marte denominato Aurora. Mirato alla conoscenza del Pianeta Rosso ha l'obiettivo di sviluppare le tecnologie necessarie a realizzare i futuri sbarchi umani. Il progetto ExoMars sopra ricordato costituisce proprio la prima fase di questo programma ed è stato condotto, inizialmente, in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Russa Roskosmos.
ExoMars è stato impostato per essere composto da due distinte missioni. La prima, avvenuta nel 2016, ha collocato con successo in orbita attorno a Marte un satellite per lo studio dettagliato della sua atmosfera, il Trace Gas Orbiter, e ha tentato di far atterrare un lander di prova (nominato Schiaparelli in onore dell'astronomo italiano ricordato sopra) purtroppo senza riuscirci.
La seconda missione del programma ExoMars, invece, vivrà la sua fase più entusiasmante nei prossimi anni quando, nel 2024, tenterà di far arrivare sulla superficie un rover, il primo concepito e realizzato in Europa. Battezzato Rosalind Franklin, in onore della scienziata che fece studi fondamentali sul DNA e sull'RNA, sarà dotato di un elevato grado di automazione e avrà a bordo una trivella che verrà utilizzata per perforare il suolo marziano fino a due metri di profondità. L'intento dichiarato della missione è quello di capire se sul pianeta esiste, o è esistita in passato, una qualche forma di vita anche primordiale.
definizione
paracadute per uso spaziale
acquisizione
Aerosekur (2014)
settore
Spazio
tipologia
paracadute
scheda ICCD
NTR